Anche Eurosport ha sottolineato la mancanza di rispetto nei confronti di Djokovic. Non si fa così, nemmeno nei tornei di quarta categoria
Quel che dopo l’uscita di Musetti dal torneo di Parigi in Italia fa fatica a venir fuori è una cosa che Eurosport ha tradotto bene con un faccino, in un tweet: 🤔. Espressione accigliata, interrogativa, un po’ polemica. Perché Musetti ha abbandonato il campo centrale del Roland Garros, a soli due game – saranno appena 3-4 minuti di gioco effettivo – dalla sconfitta onorevole contro il numero uno al mondo? L’ha detto lui, in conferenza stampa: “No, non ero infortunato”. Eccola, l’emoticon:
No injury ❌
Lorenzo Musetti just gave up in the deciding set against Novak Djokovic 🤔#RolandGarros
— Eurosport UK (@Eurosport_UK) June 8, 2021
“>
La spiegazione l’ha poi data il tennista italiano. In sintesi:
“Alla fine ero veramente provato e lì è arrivato anche qualche crampo. Non aveva più tanto senso giocare. Non riuscivo a stare nello scambio né a vincere un punto, non riuscivo a muovermi; avevo raggiunto il mio limite“
La critica, per lo più nazionale, non ha affondato. Musetti aveva appena giocato due set incredibili, vincendoli contro Novak Djokovic, agli ottavi di un Grand Slam. Dando spettacolo, con una sfilata di colpi in trance agonistica. 7/6 7/6, con una prestazione evidentemente fuori soglia. S’è capito – era il timore generale – che le cose sarebbero cambiate quando Djokovic ha fatto una delle cose che gli riescono meglio: il clic mentale. Ha preso il borsone a fine secondo set e s’è avviato negli spogliatoi. A resettare. A volte lo fa anche in campo, in maniera piuttosto palese: smette di parlare al suo angolo, va in bolla, non si ferma più. Vince.
Un capovolgimento di fronte ben descritto da Mats Wilander (che qualche partita l’ha giocata) subito dopo il match: “Musetti deve aver pensato ‘ommioddio sto battendo Djokovic’. Mentre Djokovic nel frattempo pensava ‘ragazzo io sono Djokovic, ora non fai più un game'”. Due forze che agiscono nella stessa direzione.
Il punto però è il ritiro. Sul 4-0 del quinto set. Uno che non se l’è fatta passare sotto al naso è Boris Becker. Il quale, tranciante assai, ha commentato:
Why did he retire?!? https://t.co/DJ4HiKrqqg
— Boris Becker (@TheBorisBecker) June 7, 2021
“Devi sempre continuare e credere in te stesso dall’inizio alla fine, soprattutto contro i grandi. Lorenzo Musetti è il miglior adolescente, insieme a Sinner. Quando affronti i più grandi sulla scena, devi essere pronto fisicamente e mentalmente. I giovani talenti non lo capiscono. Non si tratta solo di giocare a tennis, si tratta di carattere e personalità”.
E, anche, di rispetto. E di cultura sportiva. A meno di guai fisici, il ritiro per sottrarti alla piena soddisfazione della vittoria altrui non è un bel gesto. Funziona così in quarta categoria, figurarsi sul centrale del Ronald Garros al cospetto di una leggenda. “Non riuscivo più a fare un punto, non aveva senso continuare” è un mancamento comprensibile, certo, ma poco giustificabile. Se riesci ancora a stare in piedi, onori la tua grandissima prestazione – perché tale è comunque stata – restando in campo, accettando la lezione. Il ritiro è una macchia. E l’accettazione della giustificazione addotta è un sintomo d’una immaturità più grande, contestuale. Nadal, a 19 anni, nelle stesse condizioni, si sarebbe fatto ammazzare pur di non uscire da quel campo.