Il Napoli paga tanto e puntualmente. I calciatori lo sanno benissimo. La loro è una scelta professionale, non d’amore

Molti, magari anche maledetti, certamente subito. Il Calcio Napoli paga così i suoi calciatori. Li paga bene. Li paga benissimo. Li pagava benissimo già prima, con puntualità disarmante e ormai démodé (visto quel che è accaduto all’Inter e anche in altri club blasonati e osannati dalla stampa nazionale). Li ha pagati bene in tempi di Covid, con i fatturati che si sono ristretti, gli sponsor in difficoltà, i cancelli chiusi.
A volte sembra quasi che i calciatori vengano a Napoli per amore del popolo e della città. Una barzelletta che non fa ridere. Purtroppo tutto ciò che riguarda Napoli ormai si è consegnato al luogo comune senza nemmeno il fastidio di non diciamo di lottare ma neanche di dar vita a una scaramuccia.
La realtà è che il Napoli, pur avendo chiuso in perdita, è un’azienda sana. Ha chiuso in perdita perché ha mancato due volte consecutive la Champions pur avendo speso 150 milioni nelle prime due sessioni di calciomercato con Gattuso. Ciononostante, a Napoli gli stipendi sono sempre stati pagati con puntualità. Al di là dei legittimi piani per ridurre il monte ingaggi.
Scriviamo questo perché non sono scelte d’amore quelle che potrebbero trattenere a Napoli i calciatori considerati più rappresentativi. Sono scelte professionali, di lavoro. Koulibaly guadagna tanto a Napoli, circa 11 milioni di euro lordi (quindi la metà netti) che oggi come oggi farebbe fatica a percepire in un campionato europeo. Napoli deve essere sempre associata all’amore. Città d’amore, diceva De Crescenzo. In questo caso, però, città che rispetta i contratti al contrario di club che risiedono nella europea Milano. Vale per Koulibaly. Vale per Mertens che al netto percepisce circa 4,5 milioni di euro (sempre da considerare il doppio al lordo) e varrà anche per Lorenzo Insigne fresco trentenne col contratto in scadenza tra un anno.
Il calcio è cambiato, l’economia è cambiata. Non dimentichiamo le parole di Andrea Agnelli sulla Superlega come scelta di disperazione. Ovviamente lui ha glissato sulla gestione societaria dissennata e autolesionistica, ma qui ci interessa il passaggio sulla disperazione. Insigne oggi percepisce uno stipendio pre-Covid: 4,5 milioni netti, ossia 9 lordi. Non è così facile per un calciatore di trent’anni strappare in Italia un nuovo contratto alle stesse somme. Le trattative sono trattative, vedremo come andrà a finire.
Una cosa è certa, a Napoli non si resta per il sole, il mare, la tarantella e l’amore della gggente. A Napoli i calciatori rimangono perché sono pagati bene, benissimo e con puntualità. Rimangono perché l’azienda è solida. Il calciatore è un professionista. Sì, ha la passione del pallone. Ma gioca per soldi. E il Napoli è una delle aziende che paga meglio in Italia. Perciò i calciatori ci pensano bene prima di andar via.