Con loro in campo la media gol subiti è stata di 0,6 a partita, con nove partite senza subire reti. Senza, è salita a 1,6.
È cominciata un’estate di cose che cambiano. Dopo mesi difficili si prova finalmente a respirare un’aria diversa, pure nel calcio. I tifosi sugli stadi che assistono alle partite degli Europei sono uno spot di ripartenza straordinario e restituiscono a questo sport una dimensione umana, vera.
Certo, ci sono pure le cose che non cambiano. E se dovessimo pensarci, soprattutto a casa nostra, avremmo senz’altro vita facile. Anche questa estate è infatti cominciata sotto il segno di quell’inscalfibile certezza giornalistica ch’è la partenza di Koulibaly.
Oramai ammettiamo che si fa una qualche fatica a crederci, visto che la si annuncia puntualmente ogni anno.
La verità è che De Laurentiis è un osso duro. Cede solo alle sue condizioni, e in tempi di crisi economica e di pandemia le cifre che il presidente del Napoli sembra ancora richiedere per un difensore che ha appena compiuto trent’anni sono decisamente fuori mercato, così come fuori mercato erano alcune delle offerte coraggiosamente rifiutate gli anni passati, chissà se a giusta ragione.
Sta di fatto che per una serie di motivazioni – ammesso che una cessione eccellente ci sarà quasi certamente – sembra oggi molto più plausibile la cessione di Fabian che quella di KK. Tanto che dagli ambienti azzurri filtra perfino la disponibilità del forte difensore senegalese a prolungare il rapporto contrattuale spalmando le cifre attuali e abbracciando ancora la causa partenopea.
Se venisse confermata, per il Napoli sarebbe senza dubbio una buona notizia.
Cedere (e sostituire) oggi Koulibaly non è facile. Pure perché la cifra a due zeri che si prospettava qualche anno fa, che avrebbe permesso alla società un certo margine di manovra, è obiettivamente un miraggio.
Ammesso che tutto può succedere, dunque, se lo scenario descritto si verificasse davvero Spalletti avrebbe a disposizione una coppia di centrali che sulla carta resta fortissima, formata da Koulibaly e Manolas, che ha già allenato nella Capitale. Il greco era stato richiesto da Ancelotti proprio con l’intento di giocare un calcio verticale, offensivo ed ambizioso, contando sulla straordinaria solidità e sull’eccezionale velocità che entrambi i centrali titolari del post Albiol potevano (e possono) garantire nell’uno contro uno.
L’arrivo dell’ex centrale della Roma fu accolto, all’epoca, con parecchio entusiasmo.
Va detto che a Napoli non ci siamo fatti mancare neanche le vedove di Albiol, un calciatore a cui siamo tutti affezionati, ma che decise liberamente di chiudere la carriera in Spagna nonostante avesse preso tutt’altri impegni con la società e con l’allenatore (la storia va raccontata tutta, sempre). Vedove di Albiol che da subito hanno espresso una perplessità fondata sulle caratteristiche troppo simili dei due difensori. Manolas, in particolare, è un marcatore vecchio stile: meno gioca la palla e meglio è.
E così pian piano ha preso piede, complici le due stagioni complicate che hanno seguito quella estate e complice pure la corsa all’indistinto attacco a De Laurentiis e Ancelotti, l’ennesima leggenda metropolitana made in Napoli basata sul nulla: l’incompatibilità fra Koulibaly e Manolas.
Incompatibilità che al di là del personalissimo gusto estetico è smentita da qualsiasi statistica.
Questa stagione, Manolas e Koulibaly hanno giocato insieme, tra campionato e Coppa Italia (non consideriamo l’Europa League perché i due non hanno mai giocato insieme in quella competizione), per sole 19 volte. In queste 19 partite il Napoli ha subito 13 gol (0,6 gol a partita). Ben 9 volte è riuscito a tenere la porta inviolata.
Quando i due invece non hanno giocato assieme, e cioè 20 volte in campionato e 3 volte in Coppa, il Napoli ha subito la bellezza di 32 gol. E cioè 1,6 gol a partita.
Numeri che parlano chiaro, e che ricalcano abbastanza fedelmente una tendenza già evidente nella stagione precedente. Tendenza che ha resistito pure ai momenti in cui soprattutto il greco ha avuto cali di tensione piuttosto palesi.
E allora piuttosto che avventurarsi in analisi avventate (e smentite dai numeri) per il solo gusto di criticare certe scelte bisognerebbe augurarsi che a Manolas e Koulibaly sia consentito di giocare insieme con più continuità, visto che una serie di circostanze legate agli infortuni che hanno a turno colpito entrambi ad oggi non l’hanno permesso.
Che tocchi proprio a Luciano Spalletti il compito di rilanciare la reputazione di questa strana coppia?