Era diventato un senzatetto sulle panchine di Acerra, ha conosciuto la droga, l’alcol la miseria. Poi la rinascita. Racconta tutto in un libro presentato ieri
Un anno fa le immagini di Pietro Puzone, ex calciatore del Napoli, erano in giro per tv e giornali. I titoli, agghiaccianti, si assomigliavano. Uno recitava così: dallo scudetto con Maradona a senzatetto, calciatore dorme sulle panchine di Acerra.
Poco più di un anno dopo, il 29 giugno, si presenta, sempre ad Acerra, il libro in cui Pietro ha raccontato la sua carriera – ma soprattutto la sua vita – a Rosario Aversano, giornalista e conservatore dei beni culturali. Rosario, in collaborazione con Giuseppe Russo, ha annotato, scritto, rielaborato i pensieri a volte aggrovigliati di Puzone dopo un anno molto difficile che l’ha visto muovere i primi passi verso l’uscita da quelle dipendenze che, come scrive lui stesso, hanno finito col prenderlo a calci.
A venirne fuori è Mi manda Puzone, un acerrano nel Napoli di Maradona.
Un racconto che per mister Nello Di Costanzo, presente nel pubblico, è quasi da letteratura: paradiso e inferno. Poi, si spera, risalita.
Per presentarlo accorrono assieme a Puzone nell’affascinante e suggestivo cortile del Castello dei Conti di Acerra alcuni dei Campioni d’Italia 86/87. C’è Carannante, c’è Di Fusco, c’è l’iconico Bruscolotti. C’è anche Salvatore Bagni, che però per un impegno televisivo va via prima e non riesce a partecipare alla discussione.
Partecipa pure l’oro olimpico e attuale patron dell’Acquachiara Franco Porzio e poi Gigi Pavarese, ex diesse del Napoli, che commenta pure ironicamente il fatto che in quel Napoli ci fossero due ignoranti (non è mica un’offesa), Puzone e Carmando, e che siano pure gli unici ad aver scritto un libro.
C’è da dire che sono stati proprio Bruscolotti (che per Puzone è un papà), Carannante, Bagni, Carnevale, Muro e tanti altri dei suoi compagni dell’epoca ad attivare, assieme coi concittadini e con la famiglia di Pietro, la macchina della solidarietà che l’ha aiutato ad alzarsi da quella panchina su cui venne ritratto in cattivissime condizioni (purtroppo non si trattava più della panchina del San Paolo, oggi Stadio Maradona) per mettersi a combattere quelle che Puzone definisce tenebre che lacerano l’animo e lo frammentano in tanti piccoli pezzi che diventa quasi impossibile ricomporre. Quel gruppo scudettato, insomma, ha fatto la sua parte per rimettere Pietro in campo, nel vero senso della parola. Per toglierlo al buio e soprattutto alla solitudine della droga e dell’alcol, dice.
Su questa enorme manifestazione d’affetto e sulla forza di Puzone, che sta riuscendo a rialzarsi come faceva da piccolo, quando faceva le rovesciate sulle strade asfaltate del suo paese, si concentrano naturalmente la maggior parte degli interventi degli ex campioni e delle istituzioni cittadine.
Una macchina della solidarietà, dunque. Una macchina che ha coinvolto anche il dott. Sergio Grimaldi, l’esperto in laparoscopia che gli ha salvato la vita quando l’ha accolto in clinica l’estate scorsa. Grimaldi, anche lui ospite della serata, si dice felice di condividere il palco coi suoi idoli (lui che si definisce ragazzo della Curva B) ma soprattutto di aver dato il suo contributo perché Pietro si rialzasse: da quel reparto, dice Grimaldi, nasce la terza vita di Puzone.
Chiaramente la serata racconta anche le prime due, di vite.
Il libro inizia infatti con una panoramica sul giovane Pietro, classe 63’. Che nasce ala destra sognando Bruno Conti. Il Napoli lo nota nel 76’ nel corso di una delle tante partite giocate nei campi di provincia e lo mette sotto contratto. Nel 79’, più giovane della Primavera, vince l’unico scudetto di categoria della storia dei partenopei, allenato dal grande Mariolino Corso. Esordisce in Serie A il 7 marzo dell’82: è il Napoli di Krol e la partita è Napoli – Cesena, quella di Scusate il ritardo di Troisi.
Dopo alcuni prestiti vince lo scudetto col Napoli di Maradona, di cui diventa amico intimo. Così come amico intimo era di Pasquale D’Angelo, anche lui acerrano e storico capo del tifo organizzato, più volte ricordato durante la serata anche grazie all’intervento del figlio Guido. Puzone smetterà di giocare presto, anche a causa di un infortunio. Da segnalare il penultimo anno di carriera nello Spezia, quando giocò – ironia della sorte – in squadra con l’attuale allenatore del Napoli Spalletti. Era la stagione 88/89.
Lui e Diego molto legati, per l’appunto. Così legati che ospite della serata di presentazione del libro (il cui secondo capitolo è appunto dedicato proprio a questo rapporto speciale) è pure Diego Armando Junior, il figlio napoletano del Pibe, che non ha perso l’occasione per sottolineare quanto senta fortemente una missione che suo padre gli ha lasciato: voler bene alle persone a cui lui voleva bene.
Puzone è una di queste. Con Diego volle a tutti costi organizzare la storica partita di beneficenza giocata nel 1985 al Comunale di Acerra, più volte menzionata ieri e le cui immagini hanno fatto ancora il giro del mondo nei giorni immediatamente successivi alla morte di Maradona. Giorni in cui il telefono di Pietro ha cominciato a squillare ogni dieci minuti per interviste e partecipazioni a trasmissioni televisive. La partita, giocata dopo una settimana di piogge su un campo fangoso e ai limiti della praticabilità, fu il metodo per raccogliere i fondi necessari all’operazione di un bambino, Luca Quarto, che soffriva di una rara patologia alla bocca. E fu giocata peraltro nonostante il parere contrario di Ferlaino, che temeva infortuni nel bel mezzo del campionato, con Dieguito che pagò l’assicurazione a tutti i suoi compagni perché si fottessero i Lloyd’s di Londra.
Con Maradona e col suo cerchio magico però Pietro condivise anche i vizi e gli eccessi che l’hanno tenuto in ostaggio in tutti questi anni.
Il libro racconta diversi episodi particolari.
Alcuni, come quello legato al flirt dell’argentino con Heather Parisi, sono di sicuro simpatici. Altri invece sono molto più tosti: nel testo (e nella vita di Pietro) c’è – invadente – il rapporto problematico con la droga e con l’alcol, ci sono i dettagli delle scorribande romane con Maradona, c’è il tunnel delle dipendenze in cui Pietro, che non godeva certo della celebrità del calciatore più grande di sempre, s’è perso per molti anni.
Eppure, e forse è un paradosso, in fondo Puzone è quella parte di Diego che ce la sta facendo. Caduta, certo, ma che si è già rialzata.
L’ha sottolineato anche durante la serata l’autore della prefazione del testo, e cioè il Presidente del Consiglio Comunale di Acerra Andrea Piatto.
Si è rialzata nella volontà di riscattarsi nella gioia pura dello sguardo a sua figlia Antonella. Si è rialzata con un percorso medico ed anche spirituale.
Si è rialzata per incontrare gli sguardi, quelli della gente che quasi incredula gioisce per questa nuova stagione. Perché – e Pietro ci tiene a dirlo a quanti, come è successo a lui, vengono presi a calci dalla vita – non è mai tardi per dire basta. Per alzarsi dalla panchina e scendere in campo.