È mancata l’analisi della sconfitta elettorale. Non abbiamo saputo perché in due anni siamo passati dal ruolo di anti-Juve a un settimo e a un quinto posto.
È arduo definire non esaustiva una conferenza come quella di Aurelio De Laurentiis. Circa due ore in cui il presidente del Napoli ha parlato di Draghi, Superlega, pandemia, poteri forti, massoneria, dietrologia. E tanto altro ancora. Due ore in cui De Laurentiis ha detto chiaro e tondo che il Napoli dovrà stringere la cinghia. Ha aggiunto anche “perché altrimenti fallisce”. Ha ricordato che il tetto ingaggi ha toccato i 156 milioni mentre quando era di 30 andava in Champions.
E il punto è proprio questo. È mancata una spiegazione del percorso a ritroso del Napoli. Del perché il Napoli in due stagioni è passato dall’essere unanimemente considerato l’anti-Juve all’essere un club finito due stagioni consecutive fuori dalla Champions. De Laurentiis ha fornito la spiegazione del Covid, ha definito anomale (o un termine simile) le stagioni contrassegnate dalla pandemia. Il Covid, ovviamente, è esistito anche per le altre squadre. Anche, ad esempio, per l’Atalanta che in queste due stagioni ha definitivamente superato il Napoli nella gerarchia del calcio italiano. Pure le allusioni su Napoli-Verona non contribuiscono a fare chiarezza. Tantomeno le parole sugli arbitri centro di potere.
Nel Napoli sono stati commessi errori di strategia e di gestione. Lo pensiamo noi e soprattutto lo dicono i risultati. Come abbiamo già scritto, la speranza è che De Laurentiis li abbia individuati. Ai giornalisti si può dire tutto, non c’è alcun tipo di problema.
Per dirla in politichese vintage, non abbiamo ascoltato l’analisi della sconfitta all’indomani delle elezioni. Il Napoli di elezioni ne ha perse due di seguito. È mancata la celebre autocritica. Non conosciamo i motivi che hanno portato a questo arretramento. Non possono certo essere individuati nei tanti soldi investiti. Anche l’Inter oggi è in crisi, proprio perché ha investito tanto. Ma l’Inter ha vinto.
Come mai l’Atalanta è avanzata e oggi agli Europei i suoi giocatori sono protagonisti e il Napoli no? Il modello gestionale da grande squadra non ha funzionato. La ricetta è chiara, è fin troppo semplice. Bisogna tagliare. È quel che propone qualsiasi amministratore delegato quando vede i conti in rosso di una società.
Ci sarebbe piaciuto ascoltare una disamina che partisse dall’ammutinamento, che desse una versione degli ultimi due anni. E magari anche tre. Quando il Napoli ha provato a ragionare da grande squadra e si è ritrovato perdente e appesantito. Non è andata così. La speranza, allora, è che ci accorgeremo cammin facendo dei cambiamenti che sono stati studiati ed elaborati per invertire la direzione di marcia.