L’Italia dai due volti, si indigna per le sedi fiscali a Malta e poi si unisce al grido di “porca puttena” frase che altrove sarebbe da cancel culture
Un dí si auspicava che si muovessero la Capraia e la Gorgona per farla finita con l’immoralità dilagante del Belpaese, oggi ci si affida più modestamente a Le Iene e Report, le due vigili trasmissioni a fare da vero arbiter elegantiae della vita dello Stivale e dello stato marcio del già marcio pallone. Il primo programma è un quasi unicum italiano, celebre per aver sostenuto casi quali il metodo Stamina, che riapre oggi temi assai scottanti come il Var di una partita disputata alcuni anni fa, una sorta di “Watergate dove il sì suona”. Il secondo è il termometro etico della penisola e concede squarci di verità importanti quali il fatto che i procuratori dei giocatori possano affidarsi a società legalmente dichiarate addirittura a Malta – notizia rilevante specie per tutti coloro che hanno occupazione in Irlanda o in Lussemburgo: le sedi delle multinazionali per cui lavorate non si trovano lì per motivi paesaggistici, o per le ottime capesante che si pescano nella zona del County Clare, come voi pensavate.
Le rilevanti notizie arrivano a ridosso dell’Europeo di calcio su di noi, poveri appassionati indifesi, per ricordarci che il calcio non solo è marcio, ma potrebbe forse essere la cosa più marcia che viva sotto il sole in un paese che da sempre è abitato da anime belle. Pensateci, oh appassionati, che magari avete l’ardire di seguire le nazionali in giro per l’Europa dimentichi del lercio che si cela dietro questo spettacolo paravento.
Mentre monta cotanta indignazione, tutti i mezzi di informazione, mainstream o underground, salutano con sorrisi di beatitudine l’attaccante della nazionale che festeggia il gol con un “porca puttena”, frase cult di un noto attore comico italiano del passato, che (fortunatamente) ha inviato l’augurio in questa forma al capitano della compagine azzurra. La frase, un po’ come i programmi televisivi di cui sopra, è nata, cresciuta e forse morirà in Italia, dove abitano gli unici che – baciati dalla dea bendata – possano comprenderne l’umorismo. È curioso che, pur senza mettere in dubbio la dirompente carica satirica di questo motto, nessuno ne abbia minimamente discusso il contenuto non tanto civile, ma quantomeno sessista. Accettiamo di buon grado di essere tutti felici di affidarci alle trasmissioni nazionali che indichino alla nazione la via verso la purezza etica e in cui le ragazze che seguono il calcio possano esultare ai gol dei loro beniamini invocando una non meglio identificata scrofa dai facili costumi. Se non la capite è bene comunque fare silenzio, non sia mai qualcuno si svegli e proponga una puntata sulla odiosa cancel culture.