Il pugile di Marcianise fu una delle vittime eccellenti dei giudici di quelle Olimpiadi. Ora indaga McLaren, che ha già scoperchiato lo scandalo del doping russo
Olimpiadi di Rio 2016. Clemente Russo nei quarti affronta il russo Tishchenko, match che vale già una medaglia. Il pugile campano perde con un verdetto unanime (30-27, 29-28, 30-27) definito all’epoca dalla Gazzetta dello Sport “scandaloso, che riporta ai tempi bui di quando tutto era già stato scritto”. Russo commenta così: “Anche chi non ne capisce nulla di pugilato, ha visto che avevo vinto”.
Due anni fa il Comitato Olimpico Internazionale aveva già chiarito che qualcosa con gli arbitri della boxe era andato storto, e aveva bocciato – in pratica sconfessato – il lavoro di tutto il pacchetto-giudici di quei Giochi non riconfermandone nessuno per Tokyo 2020, in blocco. Per “il numero di decisioni controverse prese durante il torneo di boxe olimpico”, scrisse la Bbc.
Ora quegli stessi giudici sono soggetti ad un’indagine per corruzione da parte di Richard McLaren e del suo team forense. McLaren è l’uomo che ha scoperchiato lo scandalo del doping di stato russo. Lo scrive il Guardian.
McLaren sta investigando sulle irregolarità di giudizio e arbitraggio a Rio commesse dall’International Boxing Association (l’Aiba).
“La boxe ha una lunga storia di attività discutibili”, ha detto McLaren. “Ci sono state più indagini passate sullo sport che non sono state completate o non sono state fatte. È tempo per la boxe di voltare pagina, ma non può farlo senza un resoconto completo di qualsiasi presunta cattiva condotta. Il nostro team condurrà un’indagine indipendente sulle questioni relative alla corruzione o alla manipolazione dei risultati sportivi durante i Giochi Olimpici di Rio, identificherà le persone responsabili e raccomanderà la linea d’azione appropriata”.
La chiusura della prima parte dell’indagine di McLaren è prevista per agosto.
Già prima di quei Giochi una figura di spicco nel pugilato dilettantistico aveva confidato al Guardian che “non c’è dubbio” che alcuni giudici e arbitri a Rio “sarebbero stati corrotti”.
Russo non fu l’unico caso di sconfitta controversa. Il peso gallo irlandese Michael Conlan denunciò un caso di corruzione dopo aver perso contro il russo Vladimir Nikitin. “Sono venuto per vincere l’oro e sono stato truffato. Non farò altre Olimpiadi. Consiglierei a chiunque di non competere giudicato dall’Aiba. Alla fine del primo round, era stato tutto facile, comodo, non ero nemmeno a corto fiato. Ho pensato: “Vinco facilmente”. Ma i giudici mi hanno fatto perdere ai punti. Sono stato derubato del mio sogno olimpico”.
Una prima indagine interna dell’Aiba nel 2017 non ha rilevato “interferenze attive” nei risultati di Rio, ma ha rimosso definitivamente tutti i suoi cosiddetti giudici “a cinque stelle” dalla competizione internazionale e ha ammesso che “una concentrazione di potere decisionale ” e “un indesiderato asse di influenza” ha influenzato il giudizio ai Giochi.