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Venditti: «Sono stato un adolescente molto solo, bullizzato fino a 16 anni. Ho rischiato il suicidio»

A La Stampa: «Le canzoni sono nate da quel dolore. Quando qualcuno mi dice grazie per le mie canzoni sento una responsabilità verso le persone»

Venditti: «Sono stato un adolescente molto solo, bullizzato fino a 16 anni. Ho rischiato il suicidio»

La Stampa intervista Antonello Venditti. Il cantautore torna indietro ai ricordi del passato. Racconta di essere stato bullizzato fino a 16 anni e di aver raccontato, nelle sue canzoni, gran parte di quel dolore.

«Cantare è un modo per esprimere me stesso e la mia diversità. Non so far altro che parlare di me. La musica per me è una compagna di vita da sempre. Sono stato un adolescente molto solo, bullizzato fino a 16 anni. Ero talmente complesso e complessato che ho rischiato il suicidio molte volte. Le canzoni sono nate da quel dolore, anche se a volte, prendi “Marta”, mi nascondevo dietro a un altro nome. Adesso ho conquistato tante cose nella mia vita, innanzitutto una certa sicurezza psicologica e spirituale, ma in fondo sono sempre lo stesso. Odio quando mi chiamano maestro. Sono stato maestro di me stesso, mi sono costruito da solo con un linguaggio di scrittura e di canto tutto mio. Quando qualcuno mi dice grazie per le mie canzoni sento una responsabilità verso le persone».

Racconta le sue emozioni quando legge di ragazzi bullizzati che si suicidano.

«Eh, mi sento come mi sentivo allora, quando volevo morire. Devi essere molto forte dentro, credere in te stesso e credere in quello che sei, io sono convinto che si suicidano solo i giusti, quelli che hanno ragione. I colpevoli sono più furbi, magari tentano il suicidio ma poi sopravvivono. Ho molto rispetto per chi si suicida. Il suicidio è nella nostra natura, purtroppo, ma a volte basta una parola per continuare a vivere. Ecco perché c’è bisogno di amici, di una società che si interessi di te anche se sei piccolo. Ci vorrebbe un amico, sempre».

 

 

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