Alla Gazzetta: «Serve un mercato con bilancio attivo di 70 milioni e un taglio del 15% degli stipendi. Superlega? Non esistono progetti non concordati con Fifa e Uefa. Secondo scudetto? Non è facile»

La Gazzetta dello Sport ospita una lunga intervista al presidente dell’Inter, Steven Zhang. Tra i temi toccati, ovviamente, quello delle difficoltà economiche del club.
L’obiettivo della prossima stagione, rivela il presidente nerazzurro, è quello di restare in zona Champions ma con un bilancio sano, che si avvicini ai 70 milioni e che preveda un taglio del monte ingaggi circa del 15 per cento.
«Il Covid ha creato enormi difficoltà. Le principali a livello economico. Per un anno e mezzo gli stadi sono rimasti chiusi con il ricasco negativo per gli introiti da botteghino e da contratti commerciali. Nella stagione 2019-2020 la perdita per i grandi club europei, tra cui l’Inter, è arrivato a due miliardi di euro. Tutti questi fattori ci costringono a rivedere i piani e a guardare verso l’esterno per ottenere nuove risorse. Ci sono state tante voci e speculazioni non vere, ma non potevamo smentirle tutti i giorni. A gennaio l’Inter è stata molto chiara sulle sue necessità: abbiamo valutato le opzioni e scelto quella che meglio si sposava con la nostra strategia finanziaria per il club a medio-lungo termine».
Smentisce che siano mai arrivate offerte per rilevare interamente il club.
«Non è vero, non c’è stata alcuna offerta per l’acquisto del club. E d’altra parte noi cercavamo altro. In questa fase post pandemica non è facile trovare gruppi disposti a investire nel calcio, che è attualmente un sistema in cui si perdono molti soldi ogni anno. Il nostro obiettivo adesso è ritrovare un equilibrio finanziario attraverso il ridimensionamento dei costi, altrimenti non si troveranno mai nuovi investitori».
Zhang dichiara di ragionare a medio-lungo termine, ovvero «medio termine almeno 5 anni, lungo termine andiamo dai 10 ai… 100».
Parla anche della Superlega. La definisce uno dei tentativi che c’erano da fare per rivedere il sistema calcio. E quando gli chiedono se il progetto esista ancora, risponde:
«Non esistono progetti che non vengano concordati con Fifa e Uefa».
Sull’addio di Conte:
«Sin dal primo momento in cui abbiamo rilevato l’Inter abbiamo pensato che Conte sarebbe stato il tecnico migliore
per il nostro progetto. Due anni fa siamo riusciti finalmente a portarlo in nerazzurro. Io ero e resto convinto che Conte sia un tecnico vincente: è la ragione che ci ha portato a investire tanto su di lui e sulla squadra negli ultimi due anni. Già la scorsa estate la pandemia aveva notevolmente colpito i nostri ricavi ma abbiamo continuato con lui, concentrandoci sulla stagione convinti che potessimo vincere. La decisione è stata giusta. Ma ora il conto portato dalla pandemia è tale che non possiamo non rivedere la situazione cercando dei risparmi che riportino a un prossimo equilibrio di bilancio. Dobbiamo necessariamente ridurre i costi e controllare i rischi. Questo ovviamente influenza anche le strategie di calciomercato. I nostri differenti punti di vista sulla situazione hanno portato alla separazione. Quello che non era fondamentale per lui, lo era per il club. E viceversa. Conte è un top coach, ma come presidente devo pensare alla solidità della società».
Sugli obiettivi della prossima stagione:
«Quelli economici li abbiamo detti. C’è bisogno di un’ampia plusvalenza alla fine di questo calciomercato, ma vogliamo mantenere molto competitiva la squadra per permetterle di fare bene in Champions e ovviamente di riconquistarla il prossimo anno, perché vogliamo stabilmente stare tra i grandi club europei».
Ma, avverte, un secondo scudetto sarà difficile.
«Non è facile. Sei sette club sognano di vincere lo scudetto ogni anno, poi la realtà è diversa. Godiamoci quello conquistato».