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Capello: «In campo vanno i giocatori, non i tecnici. Per vincere non bastano gli schemi, serve qualità»

A La Stampa: «Non è che se mandi Abbado a dirigere la banda i suonatori diventano i Berliner. La Francia? Ha pagato la sua spocchia. La Germania? Poca cosa».

Capello: «In campo vanno i giocatori, non i tecnici. Per vincere non bastano gli schemi, serve qualità»

Su La Stampa, Paolo Brusorio intervista Fabio Capello. Il tema è l’Europeo, e la partita tra Belgio e Italia. Capello commenta l’esclusione della Francia.

«Cominciamo dalla Francia. Hanno pagato la loro spocchia, sentirsi fin dall’inizio i favoriti. Così hanno finito per non giocare mai di squadra convinti che i singoli prima o poi avrebbero risolto la partita. O i problemi».

Su Mbappé, che ha sbagliato l’ultimo rigore decretando l’eliminazione:

«Piano a tirargli la croce addosso. Mbappè non ha fatto bene, ma lui è il terminale di un gruppo che non ha mai dimostrato di essere squadra».

Buono il giudizio sul Portogallo.

«È la squadra che mi è piaciuta di più: un bel connubio di tecnica e possesso palla. Purtroppo ha incontrato il Belgio, una nazionale davvero complicata da affrontare».

Sulla Germania:

«Il ricambio non è riuscito, hanno dovuto richiamare i veterani ma il mix è fallito. Non ho nemmeno visto lo spirito solito, la Germania è stata davvero poca cosa».

Per Capello non basta che una squadra sia allenata dal miglior tecnico in circolazione. Servono giocatori di qualità.

«Mettetevelo in testa, in campo vanno i giocatori non i tecnici. Se mandi Abbado a dirigere la banda migliore del mondo, suonerà benissimo ma resterà sempre una banda. Non diventano i Berliner. Non si vince solo con gli schemi, senza la qualità non vai da nessuna parte. E questa Germania di qualità ne ha davvero poca».

Sull’Italia di Mancini:

«Questa Nazionale mi piace perché ci sono almeno 18-19 giocatori che assicurano lo stesso rendimento ma, contemporaneamente, sono in grado di cambiare lo spartito sul campo. Mi piace molto Berardi, è un giocatore intelligente, quando però entra al suo posto Chiesa il livello della Nazionale non si abbassa, cambia. E disorienta gli avversari che fin lì avevano preso altre misure».

Il merito di Mancini, dice, è

«quello di aver visto qualità in giocatori altrimenti ignorate da altri. Abbiamo doti in tutti i ruoli, a centrocampo e sugli esterni».

Ma anche l’Italia ha un punto debole:

«Quando viene attaccata in modo aggressivo va un po’ in difficoltà. Come è successo con l’Austria».

La novità degli Europei è che nessun tecnico fa il fenomeno.

«Le partite non hanno un grande ritmo, si vede che siamo a fine stagione. Mi piace il fatto che gli allenatori abbiano in generale capito che cosa hanno per le mani. Nessuno fa il fenomeno».

E sull’arbitraggio delle gare:

«Lasciano giocare. Una visione molto internazionale e poco italiana. Mi sono piaciuti gli arbitri, meno i furbetti della mano in faccia, quelli che cascano ad ogni buffetto. Sono da punire. E pure severamente»

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