BESTIARIO DEGLI EUROPEI – Mancini è l’antitesi dell’integralismo. Immobile è come Serginho dell’82. Il nazionalismo barocco di Bonucci. Un pensiero per Morata
SANTO CATENACCIO. Onore imperituro all’italica tradizione del santo catenaccio cantata omericamente dall’immenso Gioann Brera fu Carlo. Evviva il culto della difesa. L’imago decisiva dell’atavica sofferenza al 55’: gli iberici padroni al centro del campo e undici azzurri dietro la pelota. Cinque minuti dopo, all’ora esatta di gioco, Gigione il Pompeiano (prevengo i soliti cacacazzi dei commenti: Donnarumma abita a Pompei, non a Castellammare) rilancia un pallone che arriva fino a Chiesa. Uno a zero. Si chiama contropiede. Il resto è altra sofferenza e poi nervi, piedi e cuore ai rigori – 8
VICOLO CIECO. La costruzione dal basso degli azzurri che giocano come una squadra di club stasera è stata un vicolo cieco, senza sbocchi. E i tre del centro, Verratti Jorginho e Barella, non hanno mai avuto il tempo di pensare travolti dalla necessità continua di arginare, sovente perdendo palloni o andando a vuoto – 4
ESTETICA O ESTATICA? La Spagna di Luis Enrique ha dominato e fatto il settanta per cento del possesso palla. Benedetto possesso contro santo catenaccio. E una sola regola a valere. La solita: vince chi la butta dentro, in campo e ai rigori. Spagna estetica. Italia estatica – 7
IL NOSTRO SERGINHO. Brera celebrò santo catenaccio ai mondiali ispanici dell’Ottantadue. Tra le vittime dell’Italia di Bearzot armato di pipa ci fu quel Brasile con Serginho centravanti. Ecco, stasera i soliti e inspiegabili problemi di Immobile con la pelota, con il biondo torrese incapace persino di fare un banale controllo, mi hanno evocato la triste figura di Serginho – 5
IL RIGORE PERFETTO. Jorginho aveva un Paese sulle spalle, al netto della patetica retorica di Caressa e Bergomi, e il suo rigore ha trasformato Unai Simon in una statua di sale. Il pipelet iberico sino ad allora posseduto dall’arteteca è rimasto inchiommato a terra, guardando il pallone rotolare in rete alla sua sinistra – 8
OPERAI E VINCITORI. Di Lorenzo e Insigne sono stati tra gli azzurri che hanno faticato senza sosta e senza arrendersi. L’Italia delle meraviglie contro il Belgio si è guadagnata la pagnotta della finale con una vittoria operaia – 7
FORZA MORATA. Per questo bravo ragazzo iberico l’Europeo è stato anche un inferno di minacce e critiche. Stasera ha sbagliato il rigore decisivo e noi siamo con lui, al di là di tutto – 7
IL QUINTETTO. I nomi dei cinque rigoristi azzurri. Nell’ordine: Locatelli, Belotti, Bonucci, Bernardeschi, Jorginho. Due entrati nel secondo tempo, Locatelli e Belotti, uno nei supplementari, Bernardeschi – 7
LA PARATA. Gigione il Pompeiano è stato una sorta di faro che si ergeva sulla massa azzurra radunata a difesa della sua porta. Il penalty parato a Morata è stato l’assist vincente all’ultimo rigorista azzurro. Senza un grande portiere un catenaccio non può mai diventare santo – 8
ZITTO ZITTO. Emerson ha sostituito il povero Spinazzola con un senso di colpa inconscio, caricandosi il rimpianto collettivo per l’assenza del romanista. Eppure zitto zitto ha colpito pure una traversa – 7
MANCIO PER TUTTE LE STAGIONI. Il cittì dell’Italia è l’esatto opposto dell’integralismo imperante. Le sei vittorie azzurre sono un catalogo di rara varietà, per giocatori e moduli. Una nazionale concava o convessa a seconda della partita. E poi c’è la costruzione di questo gruppo davvero unito diventato una squadra vera, l’unico modo per vincere senza fuoriclasse, tranne Donnarumma e forse Chiesa – 8
BIANCONERI. Questo Bestiario balbetta quando si tratta di celebrare i due giocatori che incarnano l’odiata juventinità, Chiellini e Bonucci. Il primo ha bullizzato il povero Jordi Alba al momento del sorteggio per i rigori. Il secondo continua a parlare con le frasi fatte tipiche di un nazionalista barocco: “Ci manca un centimetro per diventare leggenda”. Mettiamola così: ci sono modi e modi di essere italiani. Quello di Bonucci è tra i più insopportabili – 4
BANDIERA ROSSA. Sesta vittoria contro una nazionale dal coloro rosso: Turchia, Svizzera, Galles, Austria, Belgio e Spagna. Ora c’è da sperare nella Danimarca – 7
LA FESTA PER SPINA. Insigne con la maglia di Spinazzola e tutti intorno a fare cori per il terzino operato. L’immagine più bella – 8