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Corriere: Insigne è penalizzato dai paragoni. Schivo e permaloso, nei suoi occhi non c’è quasi mai allegria

Nel suo ruolo l’Italia ha sempre avuto dei fuoriclasse e questo è un problema. A Napoli, quando lo fischiano, si acciglia. Prima si arrabbia e poi si deprime 

Corriere: Insigne è penalizzato dai paragoni. Schivo e permaloso, nei suoi occhi non c’è quasi mai allegria

Sul Corriere della Sera Fabrizio Roncone parla dell’ossessione di Lorenzo Insigne per il tiro a giro. Lo ha provato anche in allenamento, ieri, all’Hive Stadium.

“È rimasto un po’ indietro (gli altri azzurri già camminano verso il cerchio del centrocampo, dove sono attesi da Roberto Mancini e Gianluca Vialli, a braccia conserte). Lui, prima di andare, deve fare quella cosa lì. Sente di doverla fare. Molto più di un tic. Un’ossessione. Allora Lorenzo Insigne sceglie a caso uno dei palloni sparsi sul campo, lo accarezza con l’esterno del destro, se lo sposta di venti centimetri e, alzando la testa, guarda l’incrocio dei pali più lontano: calcia forte con l’interno e prova anche qui, anche adesso, il suo solito tiro a giro con la palla che s’impenna e s’abbassa, diventato prima trend topic su Twitter per nausea collettiva — basta, smettila, inventati un’altra roba — e poi capolavoro, opera d’arte, quando i difensori del Belgio si sono voltati dicendo: ma dov’è che l’ha messa?”.

Anche in allenamento ha piazzato la palla all’incrocio dei pali. Insigne, scrive Ronconi, è penalizzato dai paragoni.

“Il fatto è che in quella zona del campo, con quei compiti, abbiamo spesso avuto dei fuoriclasse. Baggio, Totti, o anche Del Piero e Cassano. E prima di loro Bearzot si prendeva il lusso di lasciare a casa Beccalossi. E prima ancora uno come Mariolino Corso, con quel sinistro miracoloso, aveva giocato in Nazionale solo 23 volte. Siamo sempre stati abituati bene. Non è colpa di Insigne. Ma, inevitabilmente, è un suo problema. Il calcio vive di paragoni“.

Lorenzo è il migliore che in questo momento Mancini può avere a disposizione in quel ruolo. Con il ct c’è intesa, mentre a Napoli viene fischiato spesso.

“Insigne è sette centimetri più basso di Messi, due di Maradona. Ma non è per un dettaglio così che, spesso, i tifosi del Napoli lo fischiano. Anche questo ha pagato, e paga, Insigne: è il capitano di una squadra e di una città che da trent’anni aspetta di innamorarsi nuovamente dopo aver amato il più forte calciatore di tutti i tempi. E poi c’è un presidente gelido, Aurelio De Laurentiis, che vuole rinnovargli il contratto facendolo passare dai 4,5 milioni netti attuali a 3,5 (clamorosa dimostrazione di stima e fiducia). E infine c’è pure il suo carattere: schivo e permaloso. Un brutto miscuglio”.

Quando viene fischiato,

Insigne s’acciglia, e prima s’arrabbia, poi si deprime. Fateci caso: nei suoi sguardi non c’è quasi mai traccia di allegria. La Lamborghini in garage, duecento metri di apparta- mento in via Petrarca, sulla collina di Posillipo: però la felicità è sempre un punto di vista. Magari Lorenzo voleva anche essere amato dalla sua città”.

 

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