Ha maturità, intensità e un pizzico di follia, sintesi normale per uno che è nato il 7 febbraio come Dickens e Vasco. Sempre in prima fila per fare di più e tirare la carretta
Sul Corriere della Sera, Paolo Tommaselli scrive di Nicolò Barella, uno che quando c’è da farsi in quattro si fa sempre trovare presente.
“Perché se c’è da fare qualcosa in più, «Bare» è sempre in prima fila, se c’è da fare un salto di qualità lui si fa trovare pronto, se c’è da crescere e da trascinare lui è lì davanti. A tirare la carretta”.
A 24 anni, Barella, come Donnarumma e Chiesa, “ha la fame dei giovani e la testa dei senatori”.
“il 24enne Barella ci mette maturità, intensità ma anche quel pizzico di follia che fa la differenza: sintesi normale per uno che è nato il 7 febbraio, come Dickens e Vasco“.
Anche il Times lo ha celebrato, definendo la sua irruzione nell’area belga, venerdì sera, come «è quella di una volpe che riesce a infilarsi nelle sbarre di una cancellata».
“Scaltro, sfuggente, dall’assoluta padronanza tecnica, Barella, è uno dei simboli dell’Italia che non ha bisogno di centimetri per fare breccia nel cuore delle difese avversarie e di questo Europeo. Terzo azzurro dopo Donnarumma e Insigne nelle ricerche online dei tifosi, Nicolò è cresciuto nella scuola calcio di Gigi Riva”.
In Nazionale ha segnato già 6 gol, contro il Belgio “ha scaricato le tossine della partita con l’Austria, nella quale non si era espresso sui suoi livelli”. A motivarlo, la concorrenza di Pessina, già autore di due reti, la sfida a distanza con Lukaku e la grande ambizione, scrive Tomaselli.
Barella, dice, è “un pezzo unico”.
“Giovane papà di tre bambine, con una moglie di sette anni più grande, ex modella ma appassionata di motocross, un bulldog di nome LeBron come il suo idolo cestistico, Barella non ha nel suo vocabolario il verbo «fermarsi». Non a caso è l’azzurro che negli ultimi 12 mesi, del tutto anomali, oltre a collezionare vini pregiati, ha messo insieme più presenze: 69. Wembley merita un ultimo sforzo, possibilmente doppio”.