Con pochi allenamenti, il ct ha insegnato un gioco rivoluzionario. Ha fatto cadere la foglia di fico a tanti allenatori che non riescono a dare un’identità forte alle loro squadre
Sulla Gazzetta dello Sport Luigi Garlando elogia il lavoro svolto da Roberto Mancini come ct della Nazionale italiana.
“La verità è che nessuno vedeva ciò che vedeva Roberto Mancini quando ha preso in mano la Nazionale”.
La strategia per la rinascita il ct ce l’aveva chiara sin dall’inizio.
“Oltre alla visione, Mancini aveva ben chiara la strategia di rinascita. Non bastava ricominciare a vincere, bisognava restituire autostima a una Nazionale depressa e umiliata. Bisognava trovare il modo per far sentire forti quei ragazzi. Come? Insegnando loro un gioco da dominatori che li costringesse a tenere sempre il pallone, cioè lo scettro del comando, e a non scappare davanti al pericolo, ma, al contrario, a correre in avanti per recuperare lo scettro nel momento in cui ce lo avessero portato via. Era una vera e propria rivoluzione rispetto alla tradizione del nostro calcio che raccomandava di rintanarsi in difesa e di osare solo in contropiede”.
Soprattutto, Mancini ha cementato lo spirito di gruppo.
“Mancini lo ha coltivato con una pazienza contadina e alla fine ha ottenuto un’empatia paragonabile a quelle dell’Italia di Bearzot ’82 e di Lippi 2006”.
E’ il gruppo che è stata la vera forza dell’Italia. Tanto da augurarsi che quello di Mancini diventi un modello di calcio.
“Ora speriamo che diventi un modello in Italia e che il suo calcio faccia scuola. Chi vince, scrive la storia. Con pochi allenamenti, ogni 3 mesi, Roberto ha insegnato alla Nazionale un gioco rivoluzionario. È stato il suo vero capolavoro. Ha fatto cadere la foglia di fico a tanti allenatori che, pur lavorando ogni giorno, non riescono a dare un’identità forte alle loro squadre”.
Continua:
“Se dopo 11 anni, un club italiano vuole tornare a vincere una Champions, forse sarà bene che si ispiri. Forse i nazionali, reduci da un’esperienza così esaltante, torneranno nei club e ne parleranno ai loro mister: perché non lo facciamo anche noi? L’augurio è che i tanti tecnici che da anni si sono messi sulla strada del gioco, la stessa di Mancini, prendano più forza e credibilità e che l’impresa azzurra renda più divertente e più competitivo il nostro campionato: sarebbe un altro colpo di tacco del Mancio”.