“Ha sottovalutato i possibili effetti collaterali di una scelta che lo ha portato a giocare due partite al giorno per tre volte di fila”
Il Corriere della Sera si sofferma sull’improvviso naufragio di Djokovic alle Olimpiadi di Tokyo. In poche ore, fuori sia in singolare che in doppio misto (sempre in semifinale). E probabilmente proprio aver voluto giocare entrambi i tornei ha finito per svuotarlo. Ha perso anche la medaglia di bronzo in singolare, sconfitto in tre set da Carreno Busta.
Victor Troicki, il suo amico ora capitano della spedizione serba, gli aveva detto in ogni modo possibile che non era saggio giocare il doppio misto. Concentrati sulla gara più importante, gli ripeteva.
Djokovic forse ha sottovalutato i possibili effetti collaterali di una scelta che lo ha portato a giocare due partite al giorno per tre volte di fila. Quando ha capito di avere sbagliato, era troppo tardi. Il caldo e soprattutto l’umidità pazzesca nel catino del Tennis Park di Ariake lo avevano ormai completamente prosciugato.
Era 6-1 3-2 su Zverev, il tedesco aveva appena perso il servizio e lanciato la pallina fuori dallo stadio.
Dopo il cambio di campo, Djokovic non è più lui. Anzi, non c’è proprio più. Inizia a muoversi con passo pesante e gesti rallentati, sembra quasi che l’aria intorno a lui si sia fatta ancora più densa. Le gambe si bloccano.
In conferenza non risponde alla domanda sul crollo fisico.
Ammettere di avere avuto un crollo fisico equivarrebbe a riconoscere di essere stato vittima di una cosa molto umana come l’eccesso di fiducia in sé stesso.