Marcello Foa a Repubblica: «I diritti della Coppa Italia? Abbiamo fatto un’offerta congrua, ma quei prezzi per noi non erano compatibili con il servizio pubblico»

Repubblica intervista il presidente della Rai, Marcello Foa.
«La Rai ha di fronte a sé tre anni decisivi, il cui esito non è affatto scontato. L’aumento degli ascolti durante il periodo Covid rischia di essere illusorio, perché ha riportato al centro di tutto la televisione, ma ha anche accentuato il mutamento delle abitudini di fruizione mediatica. Noi oggi non abbiamo solo la concorrenza di Netflix, di Amazon, di Discovery, Disney Channel, ma anche dei giganti digitali. E la proporzione delle risorse a livello mondiale nel 2019 era questa: 36 miliardi a disposizione dei servizi pubblici europei e 960 miliardi tra Amazon, Apple, Facebook e gli altri top player. Nel 2020 il divario sarà ancora maggiore. Come si fa a competere?».
Continua:
«Noi oggi abbiamo 14 canali televisivi e 12 radiofonici (per fortuna la radio va bene), ma un ritardo cronico sui siti Internet. Non è normale che il sito di informazione della Rai sia oltre il 20esimo posto della classifica dei siti più visitati. A Londra il sito della Bbc è tra i primi tre, la France television è tra i siti più frequentati: perché la Rai non ha un sito che primeggia grazie al traino dei suoi canali? Perché purtroppo nei vari consigli che si sono succeduti negli ultimi anni il fattore Internet non è stato affrontato in maniera costante e nessuno ci ha creduto veramente».
Occorre cambiare le priorità, dice.
«Se la Rai non cambia le proprie priorità editoriali, tecnologiche e le professionalità all’interno, da qui a tre anni rischia di scoprire che il suo pubblico si è ridotto in modo drastico. A quel punto tutti diranno: perché la Rai deve ricevere circa 1,8 mld di canone se è vista solo da una parte limitata della popolazione?».
Parla anche dei diritti tv: la Rai si è fatta sfuggire quelli della Coppa Italia, passati a Mediaset.
«Noi abbiamo preso i diritti per la coppa del mondo in Qatar con un costo inferiore agli ultimi mondiali. Sulla Nazionale abbiamo un impegno quasi istituzionale, perché la guardano tutti, ma la Champions ha costi molti elevati, non possiamo aumentare l’indebitamento in maniera sconsiderata sapendo che la nostra raccolta pubblicitaria è comunque limitata. Lo stesso discorso riguarda la Coppa Italia. Abbiamo fatto un’offerta congrua, ma quei prezzi per noi non erano compatibili con il servizio pubblico».