A Repubblica: «Ho sentito la Biles molto vicina. Immagino cosa si provi a trascinare responsabilità come macigni»
Repubblica intervista Irma Testa. Ieri la pugile campana è arrivata in semifinale. Sarà la prima medaglia italiana nella boxe femminile.
Racconta i suoi tatuaggi. Una geisha sul braccio sinistro a ricordarle la sua forza ma anche la sua fragilità.
«La geisha sul braccio sinistro è un simbolo di forza. Una geisha è una donna forte e io lo sono spesso ma non sempre».
Sul destro, il ricordo di un periodo nero.
«Panta rei, tutto scorre, tutto deve scorrere, andare, perdersi, le cose brutte ma anche le belle. Come nella boxe, si inizia ogni volta da zero, e quello che hai fatto per arrivare fin lì non vale niente».
Racconta quanto è cambiata dalle olimpiadi di Rio, quando si fermò ai quarti.
«La mia età è cambiata, sono più matura, ora ho 23 anni, sono più consapevole della mia boxe. Mi sono scrollata di dosso la paura di non farcela, di non essere abbastanza. Quell’Olimpiade mi aveva tolto le mie certezze, ho trascorso mesi difficili, di dubbi, è allora che mi sono tatuata Panta rei. Ho conosciuto il baratro della solitudine, della lontananza da casa, ho avuto paura che i sacrifici che facevo potessero portarmi da nessuna parte e la sconfitta di cinque anni fa mandò all’aria le mie fragili sicurezze. Basta poco e crolla tutto dentro un atleta».
Dice di essere stata molto toccata dalla vicenda di Simone Biles.
«Molto, perché immagino cosa si provi ad avere addosso pressioni enormi, trascinare responsabilità come macigni in un ambiente come lo sport che non ammette debolezze, momenti di vuoto. L’ho sentita molto vicina».