Alla Gazzetta: «Sono come una playstation e lui è il joystick. La vita al Villaggio olimpico? Ve bene. Le misure anti contagio non sono poi così restrittive».
Irma Testa è a un passo dalla medaglia olimpica nella boxe. Se stanotte uscirà vincitrice contro la 32enne canadese Caroline Veyre, sarà la prima donna italiana a conquistarla. Ieri ha superato l’irlandese Michaela Walsh, n. 4 del tabellone. La Gazzetta dello Sport la intervista.
«All’inizio ho faticato, la tenevo alle corde, ma non ho preso bene le misure, la “cercavo” troppo, ho sbagliato tattica. Tanto che dopo la prima ripresa ero in svantaggio. Mi sono arrabbiata con me stessa, i maestri all’angolo mi hanno spiegato come reagire, mi hanno dato un paio di suggerimenti e la musica è cambiata. Alla fine del secondo round mi sono portata in parità. E nel terzo, più carica e convinta, ho ribaltato il risultato».
Conquistare il primo podio olimpico nella boxe da italiana sarebbe un bel risultato.
«Sarebbe una bella promozione per tutto il movimento. Un’importante vetrina. Ma penso anche che riscatterei l’eliminazione allo stesso turno di Rio 2016, quando ero ancora una ragazzina inesperta e al fatto che ripagherei i sacrifici compiuti da quando, dieci anni fa, andai via da casa per trasferirmi al centro federale di Assisi per tentare questa carriera».
Racconta la vita al Villaggio olimpico.
«Le misure anti contagio non sono poi così restrittive. L’atmosfera, in fondo, non è molto diversa da quella che tanto mi emozionò a Rio. Non siamo isolate, qualche passeggiata si può fare e in mensa si incontrano atleti e stelle di altri Paesi. Sempre col massimo rispetto delle regole e prestando grande attenzione. Tanto, con il caldo che fa, in giro non potremmo andarci lo stesso».
E l’assenza del pubblico? Per lei è un vantaggio, dice.
«So di essere una mezza eccezione, ma io preferisco così. È una questione di carattere. Se c’è silenzio, poi, sento bene il mio maestro. Sono come una playstation e lui è il joystick. Poi per altri versi mi dispiace che non ci sia entusiasmo in tribuna».