“Djokovic, il lupo di Belgrado, emana un senso di invulnerabilità quasi assoluto. Chi se ne frega di Kyrgios o Murray o Raducanu, Wimbledon dorme”

“Wimbledon dorme, intorpidito da un arrogante profumo di nostalgia”. E “chi se ne frega di Nick, Andy o Emma”, ovvero Kyrgios “il giocatore geniale intermittente”, Murray “un ringhioso anziano zoppicante” e la giovanissima Raducanu, “appena uscita dalla carrozzina”. Per l’Equipe questo è il Wimbledon più noioso della storia recente. Dominato idealmente da Djokovic: “Il lupo di Belgrado emana un senso di invulnerabilità quasi assoluto”.
Senza avversari di rilievo (il Guardian ha incoronato Berrettino “leader della resistenza”), senza match particolarmente affascinanti, senza lunghe maratone al quinto set, senza nemmeno la tradizionale pausa della domenica di mezzo (su cui L’Equipe si accanisce) questo sembra davvero un torneo in tono minore.
“Al centro di questo pallido dipinto, c’è un uomo in missione. L’altro giorno, Novak Djokovic parlava di crescere in montagna con i lupi. Forse la sua energia animale lo porterà verso una stagione storica che segnerà la fine del noioso dibattito sul GOAT (il più grande di tutti i tempi). Possiamo girare il quadro in tutte le direzioni, è difficile vedere chi potrebbe impedirgli di raggiungere Roger Federer e Rafael Nadal a venti titoli del Grande Slam”.