“Non vincere mi è sempre sembrato un fallimento. Se potessi tornare indietro è una cosa che non rifarei”

Record riporta le parole di José Mourinho a João Gabriel, suo amico di lunga data, ex direttore della comunicazione al Benfica e scrittore. Joao Gabriel le ha riportate nel libro ‘Mantenersi matti e affamati’.
“Sono stato un po’ vittima di me stesso. Se potessi, sarebbe una delle cose che non rifarei. Ho vinto, vinto e vinto. Sono entrato in una dinamica in cui non vincere sembrava la fine del mondo. Io stesso, per la mia personalità, ho promosso un po’ questo, che tutto è sempre per vincere, vincere e vincere. Quando arrivavo a situazioni in cui era molto difficile farlo, mentre per altri allenatori era qualcosa di accettabile, io l’ho sempre considerato insufficiente, come un fallimento“.
Mou ha sottolineato però di essere sempre stato sincero e onesto con i suoi calciatori.
“Ho sempre detto ai miei giocatori: in me troverai una persona onesta. L’uomo che ti dice la verità, che ti dice le cose che desideri e le cose che non vuoi sentire. Un giorno potranno dire che sono stato un pessimo allenatore, ma nessuno dirà mai che non sono stato sincero e onesto . Non riesco a differenziare i giocatori in base allo stato”.
Ha anche raccontato una discussione avuta nel 2013 con Cristiano Ronaldo al Real Madrid, durante una partita contro il Valencia. Il tecnico si infuriò perché il portoghese aveva perso una palla pericolosissima.
“Eravamo all’ultimo minuto di una partita con il Valencia. Venivamo da due pareggi consecutivi, ma stavamo vincendo 2-0 quella gara. Cristiano perse palla dopo aver provato un dribbling su Joao Pereira e stava quasi per regalare un gol al Valencia. Gli dissi che dopo due pareggi era diverso vincere 2-0 o 2-1. Non gli piacque quello che gli dissi, ma non fu niente di speciale”.
E ancora:
“Non mi piace la parola ‘criticare’, preferisco la parola ‘coaching’: guido, correggo, non critico. Ma so che per i calciatori sarà sempre una critica. Se non fai il tuo lavoro al massimo, però, credo che sia meglio fare le valigie e lasciare il tuo posto. Ho sempre visto le cose così. Ho problemi con i giocatori egocentrici, che sovrappongono obiettivi personali a quelli collettivi. Questo rende difficile lavorare”.