A Sportitalia: «Alla Juventus non abbiamo festeggiato lo scudetto, ciascuno è andato a cena per conto suo. Ho visto che hanno festeggiato il quarto posto»
Maurizio Sarri intervistato a Sportitalia da Alfredo Pedullà.
Ha confermato che fu contattato da De Laurentiis a gennaio: «Non ci fu una trattativa ma un contatto. Ci sentimmo. A tutti, anche al Napoli, ho detto che non ero pronto per prendere la squadra in corso, non credevo di poter dare qualcosa. Sarei stato disponibile per l’estate, anche per il Napoli».
«Alla Juventus non abbiamo festeggiato lo scudetto, ciascuno è andato a cena per conto suo. Forse era dato per scontato. Adesso sarebbe stato l’anno buono per andare alla Juventus, ho visto che hanno festeggiato il quarto posto».
«Pirlo? È l’effetto Guardiola che ha fatto tanti danni. Si è scambiata un’eccezione per la regola e si è bruciati tanti giovani allenatori. A volte si rischia di frenare carriere a ragazzi che potrebbero diventare molto bravi con un pizzico di esperienza in più».
«L’operazione Ronaldo? Come allenatore non mi interessa se sia un’operazione vantaggiosa o meno. Questa storia che la Juve deve vincere per forza la Champions, è falsa. Può anche vincere la Champions, ma nella classifica dei fatturati è decima in Europa. Quindi ce ne sono nove potenzialmente più forte».
«Lo scudetto perso in albergo? Tutti quelli che hanno fatto sport, sanno di cosa parlo. Mentre salivo dalla sala tv alla camera, ho visto giocatori piangere per le scale. Come se quegli episodi discutibili, fosse finito il sogno».
«Albiol in tre allenamenti era già in linea col mio modo di pensare il calcio».
«Higuain è un giocatore particolare, quando si accende è eccezionale ma a volte è difficile farlo accendere. Insigne è da qualche anno il giocatore italiano più forte. Non so perché, se sbaglia cinque minuti ne parlano un anno intero. Se un altro avesse fatto il suo gol, lo avrebbero mandato al tg per un’ora di seguito. Se avessi bisogno di talento, vorrei Insigne. Se avessi bisogno di equilibrio, vorrei Callejon».
«Mertens è stata anche una botta di culo. A Bergamo rimanemmo in dieci mentre eravamo sopra 2-1, c’erano spazi per ripartire, togliemmo Higuain e mettemmo Mertens. In un quarto d’ora ha preso due rigori e ha fatto il diavolo a quattro. Quando perdemmo Higuain e si infortunò Milik, tornammo a quel tentativo. Ricordo la discussione con Mertens, lui mi chiese: “secondo lei, posso farlo?”. Io dissi: “farai 18 gol”. Ne ha fatti 28».
«Non ho mai parlato direttamente con la Roma. Secondo i miei agenti sono stato abbastanza vicino».
«Avrei tenuto Ronaldo? Dipende dalle esigenze della società. Secondo me meglio rinunciare a un giocatore che a cinque-sei. Se c’è Ronaldo, va fatta una squadra molto adatta a Ronaldo».
«Non è vero che siamo arrivati alle mani a Udine con la Juventus. Non mi piacque che la squadra mollò quando avevamo praticamente il campionato. Non mi piacciono questi atteggiamenti. Per me la squadra non avrebbe dovuto staccare la spina e continuare a mille in vista dell’incontro di Champions».
«Jorginho? Se vincesse anche l’Europeo, sarebbe da Pallone d’oro. È un giocatore raffinato, fa sembrare tutto facile. Gli devi mettere gli occhi addosso tutta la partita. Merita tutto quello che adesso sta vivendo.
«La sostituzione di Ronaldo col Milan? È difficile gestirlo, è una multinazionale. Io sono più un allenatore che un gestore»
«Dybala? La Juve o ci punta o lo cede».
«Mi piace molto De Zerbi. Sono esterrefatto che in Italia non ci sia stata una grande squadra che abbia pensato a lui. Mi dispiace non vederlo in Serie A. Ha fatto bene ad andare allo Shakhtar, da lì può spiccare il volo».
«Sarri contro Mourinho è roba giornalistica, alla fine si giocherà Roma-Lazio. Sono le squadre che contano, più dei giocatori e degli allenatori. Quando un allenatore si diverte, lo trasmette e cominciano a divertirsi anche i giocatori. Poi, si divertono anche i tifosi».
«Io mi sono divertito molto al Napoli, gli ultimi mesi al Chelsea».
«Nella rosa della Lazio non ci sono gli esterni alti. Dicono che sono un integralista, non è vero. L’unica cosa che non posso fare è la difesa a tre».
«Io non capisco chi dice che per vincere bisogna giocare male. Ho voglia di lavorare tanto in settimana per divertirmi la domenica. Ho bisogno di allenare sul campo, altrimenti mi intristisco. Ho bisogno di una esperienza gratificante»
«A metà ottobre alla Juventus, ho fatto una riunione con la staff. Andiamo dritto per la nostra strada e andiamo a casa tra venti giorni? Oppure scendiamo a compromessi, proviamo a vincere lo scudetto tanto poi andiamo a casa lo stesso? Abbiamo scelto la seconda ipotesi».
«Io e Mourinho sulla carta più forti dei tecnici di Inter e Milan. La risposta è nel termine “sulla carta”. Bisogna dimostrarlo sul campo».
«Con la Fiorentina ci siamo sentiti prima di Prandelli. Ho dato la disponibilità per giugno, come successo al Napoli. Marina Granovskaia, al Chelsea ho fatto un errore clamoroso. Ho fatto di tutto per tornare in Italia. Lei non voleva farmi tornare in Italia. Ho fatto un errore clamoroso di valutazione perché il Chelsea è un grande club. L’ho vissuto in un anno particolare, Abramovich non poteva entrare in Inghilterra. La sessione di mercato successiva alla mia sono arrivati giocatori dinamici, tecnici, adatti al mio modo di giocare, Havertz, Mount, Werner, Zyech».
«Il giorno prima della finale di Europa League, Zola mi chiese che idee avessi. Domani giocano di sicuro Giroud e Pedro, gli altri li scegli te. Sono due giocatori che non hanno mai sbagliato una finale. Pedro alla Roma non ha avuto la possibilità di giocare partite decisive. Pedro è un giocatore leggermente sopravvalutato».
«Kanté è mostruoso, dati fisici impressionanti».
«Ho visto due tre partite dell’Europeo. L’Italia è palesemente la squadra che gioca il miglior calcio».
«Spalletti non l’ho sentito nell’ultimo periodo. Lui ha l’esperienza giusta per gestire situazione come Napoli che è difficile per diversi motivi. De Laurentiis non è un presidente semplice però poi i risultati li porta».
«Lotito sembra diverso da De Laurentiis ma bisogna vedere nelle difficoltà. Prima del campionato, è facile».
«Ho promesso al mio cardiologo, il professor Pappone, che non avrei fumato più».