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«Comencini mi scelse come Pinocchio perché spaccai un quadro con il martello e lo chiamai ‘grullo’»

Andrea Balestri a Il Giornale. Nel 1972 fu Pinocchio nello sceneggiato Rai. «Mai andato d’accordo con la Lollobrigida, era indifferente al fatto che fossi un bambino»

«Comencini mi scelse come Pinocchio perché spaccai un quadro con il martello e lo chiamai ‘grullo’»

Il Giornale intervista Andrea Balestri. Quando aveva sette anni fu scelto da Luigi Comencini per interpretare Pinocchio nello sceneggiato Rai del 1972. Oggi ha 57 anni. Racconta il provino.

«I candidati erano migliaia. Ma alla fine per il provino decisivo ci ritrovammo in cinque: tutti toscani».

Ad esaminarli fu il regista stesso.

«Il regista in persona. Luigi Comencini. Ci chiese: “Ma uno di voi ce l’ha il coraggio di prendere questo martello e spaccare il quadro che è sulla parete?“. Gli altri quattro bambini rimasero immobili senza dire nulla. Io invece impugnai il martello e feci il quadro in mille pezzi. Comencini mi disse: “Ma come ti sei permesso? Lo hai rotto davvero!“. Gli feci: “O grullo! Me l’hai detto tu di spaccarlo!“. Il giorno dopo, la produzione chiamò il mio babbo: “Comencini ha scelto suo figlio. Venite subito a firmare il contratto“».

Aveva sette anni.

«Ero il più piccolo di sei fratelli. In famiglia erano orgogliosi di me. Mio padre faceva l’imbianchino e mia madre la casalinga. Non navigavamo nell’oro. E i soldi di quel contratto furono una benedizione».

Racconta le riprese.

«Otto mesi per registrare cinque puntate. Io e papà partivamo ogni lunedì da Pisa e raggiungevamo il set. Il venerdì tornavamo a casa».

Ricordi meravigliosi, anche se a volte era assalito dalla malinconia.

Racconta il rapporto burrascoso con Gina Lollobrigida, che interpretava la Fata Turchina.

«Con Gina Lollobrigida non sono mai andato d’accordo. Era totalmente indifferente rispetto al fatto che io fossi un bambino. Ma forse soffriva per il fatto che il vero protagonista della storia ero io, mentre lei aveva solo un ruolo minore. Una volta litigammo furiosamente e si venne quasi alle mani. Dovevamo fare un servizio fotografico. Ma la Lollobrigida si presentò con un ritardo di ore. Allora, quando si degnò di arrivare, io urlai: “E ora il servizio fotografico con te non lo faccio più“. Allora la Lollo mi offese con una parolaccia irripetibile in dialetto romanesco. Ma io non mi persi d’animo. E risposi con una parolaccia in dialetto pisano. Allora lei fece il gesto di darmi un ceffone. Intervenne mio padre e nel parapiglia la Lollobrigida fece un ruzzolone».

Diverso, invece, il legame con Nino Manfredi, Geppetto.

«Nino Manfredi, esattamente come Comencini che forse vedeva in me il figlio maschio che non aveva, seppero prendermi per il verso giusto. Loro, da persone intelligenti e sensibili, capirono subito che ero un bambino fuori dal proprio habitat naturale. Avevo bisogno di amici, di essere compreso, coccolato».

Dopo 50 anni ha ancora dei fan.

«Continuo a ricevere lettere da tutto il mondo. Chiedono consigli a me. Sono i fan dell’ex Pinocchio, ormai diventato uomo».

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