Un manifesto politico. «Non avete sentito atleti che han cercato scuse. Non è vero che squadra che vince non si cambia, bisogna continuare a lavorare sulla mentalità»
Sono un manifesto politico le parole pronunciate dal direttore tecnico della nazionale di atletica leggera Antonio La Torre a margine della conferenza stampa che si è svolta a Casa Italia, a Tokyo. Una dietro l’altra, ha espresso una serie di concetti che andrebbero scolpiti nelle aule scolastiche e non solo.
«Il merito di questi risultati è del lavoro durissimo fatto in questi due anni e mezzo per compattare questo ambiente, per togliergli la cultura dell’alibi».
«Ora dobbiamo lavorare più di prima, dobbiamo rompere i cliché e cambiare diverse cose. Si dice squadra che vince non si cambia. Non è vero. Squadra che vince, si cambia. Perché dobbiamo continuare a lavorare sulla mentalità, sull’approfondimento, provare a fare cose nuove perché gli altri non ci aspettano. Ci rincorreranno così come noi abbiamo rincorso loro».
«La staffetta 4×100 è una squadra vera, ma è vera tutta la squadra di atletica, che è uno sport individuale., Questo è il primo cliché che abbiamo rotto».
Il secondo è legato alla cultura dell’alibi.
«Non avete sentito atleti che han cercato scuse».
Non accontentarsi.
«Per gli atleti il momento della convocazione è stato il momento di massima emozione. Ho fatto finta di arrabbiarmi come una bestia perché avevamo appena cominciato. Non dobbiamo accontentarci, dobbiamo continuare a lavorare per tentare di alzare l’asticella».
Scherzando, ha aggiunto:
«Ora non dobbiamo farci venire il complesso di superiorità, porta male».