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La Torre, dt di atletica: «Abbiamo combattuto la cultura dell’alibi, è frutto di un lavoro»

Un manifesto politico. «Non avete sentito atleti che han cercato scuse. Non è vero che squadra che vince non si cambia, bisogna continuare a lavorare sulla mentalità»

La Torre, dt di atletica: «Abbiamo combattuto la cultura dell’alibi, è frutto di un lavoro»
Tokyo (Giappone) 06/08/2021 - Atletica Leggera staffetta 4x100 mt / Olimpiadi Tokyo 2020 / foto Panoramic/Image Sport nella foto: Lorenzo Patta-Marcell Jacobs-Fausto Desalu-Filippo Tortu

Sono un manifesto politico le parole pronunciate dal direttore tecnico della nazionale di atletica leggera Antonio La Torre a margine della conferenza stampa che si è svolta a Casa Italia, a Tokyo. Una dietro l’altra, ha espresso una serie di concetti che andrebbero scolpiti nelle aule scolastiche e non solo.

«Il merito di questi risultati è del lavoro durissimo fatto in questi due anni e mezzo per compattare questo ambiente, per togliergli la cultura dell’alibi».

«Ora dobbiamo lavorare più di prima, dobbiamo rompere i cliché e cambiare diverse cose. Si dice squadra che vince non si cambia. Non è vero. Squadra che vince, si cambia. Perché dobbiamo continuare a lavorare sulla mentalità, sull’approfondimento, provare a fare cose nuove perché gli altri non ci aspettano. Ci rincorreranno così come noi abbiamo rincorso loro».

«La staffetta 4×100 è una squadra vera, ma è vera tutta la squadra di atletica, che è uno sport individuale., Questo è il primo cliché che abbiamo rotto».

Il secondo è legato alla cultura dell’alibi.

«Non avete sentito atleti che han cercato scuse».

Non accontentarsi.

«Per gli atleti il momento della convocazione è stato il momento di massima emozione. Ho fatto finta di arrabbiarmi come una bestia perché avevamo appena cominciato. Non dobbiamo accontentarci, dobbiamo continuare a lavorare per tentare di alzare l’asticella».

Scherzando, ha aggiunto:

«Ora non dobbiamo farci venire il complesso di superiorità, porta male».

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