A Il Giornale «Io radical-chic? A 20 anni in casa non potevamo permetterci una bottiglia di vino né il televisore. Quando sono arrivato a Roma avevo cinquemila lire in tasca»

Il Giornale intervista Giampiero Mughini. Ha appena compiuto 80 anni. Gli viene chiesto se si sente un radical-chic.
«Io radical-chic? A vent’anni vivevo in una casa di borghesia impoverita dove non avevamo di che acquistare una bottiglia di vino né tantomeno il televisore. Quando sono arrivato a Roma avevo cinquemila lire in tasca. Quando mi sono dimesso dal quotidiano Paese Sera perché non ne potevo più di stare in un giornale comunista, e avevo già 37 anni, non sapevo come pagare l’affitto il mese successivo. Non vedo proprio quali attinenze avrei potuto avere con l’antropologia dei radical-chic, ai miei occhi la più squallida di tutte».
Sulla vittoria dell’Italia di Mancini agli Europei:
«Non mi aspettavo la vittoria dell’Italia agli Europei da quanto mi sembrava fosse divenuto mediocre il nostro torneo di serie A. Mancini è stato geniale nell’attingere i giocatori migliori di quel torneo e trasformarli in un undici pressoché irresistibile».
E sulla sua passione per la Juventus:
«A dieci anni, giocando con le figurine Panini: mi piacquero in modo particolare quelle che raffiguravano Giampiero Boniperti e Ermes Muccinelli, che era piccolo e nervoso come lo ero io a dieci anni».