POSTA NAPOLISTA – Sembra che non possa esistere altro calcio. Mi sarei voluto godere Ancelotti, persino Gattuso. Nulla va bene. Ora attendo fiducioso il calcio verticale di Spalletti. Ops, si può dire verticale?
Nel romanzo “L’idiota”, Dostoevskij fa dire al principe Miškin la famosa frase “La bellezza salverà il mondo”. Ecco, la bellezza. Concetto tanto nobile quanto astratto, talmente universale da sembrare banale, un aggettivo dalle mille facce, mille sfumature. Ed è curioso che proprio a Napoli, città dalle altrettante contraddizioni, dei “mille culure”, questo concetto si sia stranamente ridimensionato e, soprattutto parlando di calcio, si sia cementato ad un triennio preciso, il 2015/2018, gli anni del sarrismo a Napoli. Prima di questa parentesi fatata (così la si racconta, ma io ricordo che se ne dissero anche peste e corna, ma tant’è) c’è stato solo il magico settennato di Diego e poco più, ma dopo Sarri il nulla. Niente. Dopo eh, non durante. Ho dovuto difendere Sarri dai tifosi che all’inizio non ne comprendevano il gioco, come quando al fischio d’inizio a Koulibaly faceva fare un lancio nella metà campo avversaria: era un modo per far salire la squadra e fare subito pressione alta sul fallo laterale.
Si dice che il mondo è bello perché è vario. E invece se non segnavi dopo 25/30 passaggi non era bello, se non avevi la difesa a centrocampo eri senza personalità. Nel fatidico “dopo”, avrei voluto approfondire il calcio di Ancelotti, il suo cambio di atteggiamento a seconda delle circostanze e dei momenti della partita. Ho dovuto invece rinunciare a guardare le partite con un amico perché secondo lui si era tornati a giocare difesa e contropiede, come se poi fosse un delitto. Eravamo intrisi di bellezza anche quando prendevamo sonore scoppole europee; in fondo, vuoi mettere palleggiare in faccia al Real?
Anch’io ho avuto eroi da idolatrare, ma ero giovane. Sono stato rivoluzionario con Sarri, guardavo le partite all’aperto per poter fumare il sigaro; Ma avrei voluto anche vestirmi in giacca e cravatta con Ancelotti in panchina. Come avrei voluto sentirmi grintoso con Gattuso che all’inizio è sembrato uno che il mestiere dell’allenatore lo sapeva interpretare prima di averlo visto combinare i macelli che sappiamo, sulla nostra panchina. Ma no, non potevo. Perché i suoi successori dovevano solamente restaurare il fatidico 4-3-3 (che poi così non è stato) e farci rivivere il triennio dei miracoli e dei record pezzotti. Io stesso in quegli anni ho vinto più del mio Napoli; il famoso gioco caffè in un villaggio turistico durante una vacanza.
Insomma, l’unico risultato di questo atteggiamento oscurantista, passatista è che ci siamo persi tante potenziali cose belle, con un ambiente malinconico, storicamente complottista; una preoccupante involuzione strategica della Società Calcio Napoli che, mai come in questo momento, non avrebbe dovuto cavalcare lo stato d’animo di noi gente, men che meno decidere di non riporre fiducia in un manager che avrebbe saputo gestire e rinnovare un ambiente che ha bisogno, come gli appartamenti chiusi dopo una lunga vacanza, di aria fresca, di finestre spalancate al cambiamento, aperte all’incerto ma affascinante futuro.
Ma non sono un passatista, non più. Ora vorrei godermi Spalletti ed il suo bel calcio offensivo e verticale (ops, non so se si può dire) e lo farò seguendo solo voi come testata giornalistica, la pagina Facebook de Il Ciuccio ed il sito Ufficiale del Calcio Napoli. Basta, stop. Niente calciomercato ne telenovele estive. Il campionato sta per iniziare, ho bisogno di tornare finalmente e serenamente a tifare. La bellezza per me è soprattutto questa.