Alla Gazzetta: «In genere non rivedo mai le mie gare. Essere l’ultimo frazionista è stata una meravigliosa responsabilità. Mi sono sempre ispirato a Livio»
Filippo Tortu ha concesso un’intervista alla Gazzetta dello Sport. Ovviamente per parlare di Olimpiadi e della medaglia d’oro nella staffetta.
«Non rivedo mai le mie gare, ma ho fatto un’eccezione. Quante volte? Almeno duemila. Ho iniziato la stessa sera con Desalu».
«Tutte le volte che guardo la mia frazione, rivedo mentalmente ogni centimetro. Mi ricordo a occhi chiusi ogni istante. In gara ho avuto sensazioni speciali, mai provate. Era come se testa e corpo fossero scollegati. Ero in uno stato di totale leggerezza».
Penso di aver dato il meglio di me nel momento clou – sino a quel momento – della mia carriera. E questo dà alla mia prestazione un valore più alto del puro aspetto tecnico. Chiudere è stata una meravigliosa responsabilità».
Il messaggio più emozionante? Martedì mi ha chiamato Livio Berruti. Mi ha detto: “Filippo, adesso possiamo chiamarci colleghi”. Lì mi sono un po’ commosso. Livio è il mio modello, colui che mi ha fatto avvicinare all’atletica, che mi ha ispirato, che mi ha fatto innamorare delle Olimpiadi. (…) Mi sono sempre ispirato a lui. Ed è il campione nel quale mi identifico più di ogni altro. Addirittura penso di assomigliargli anche nello stile di corsa».