Buona la prima. Anzi ottima. Oltre allo sport, però, c’è tanto altro e chiedo scusa se rompo i cabasisi al Napolista. Ma definire scandalosa l’organizzazione dell’ingresso dei tifosi ieri sera prima di Napoli-Venezia, è veramente un eufemismo. Solo quattro ingressi per i Distinti, apertura alle 18.45, con un’ora di ritardo rispetto al previsto, pochissimi steward, nessun controllo dei Green pass, gente accalcata, sudata, incazzata.
Rari poliziotti che nulla avrebbero potuto in caso di ressa per forzare l’ingresso visti i ritardi sull’orario. Nessuna transenna per indirizzare il pubblico. In poche parole, carne da macello per gli affamati di calcio e di stadio come il sottoscritto e la mia famiglia al completo: io, mia moglie che lavora a Roma, mio figlio da Milano, mia figlia da Zurigo, il compagno da York, due amici sardi. Tutti pronti a scappare con la promessa di non ritornare mai più. Solo per educazione, l’inglese Sam ripeteva che era emozionante.
Dopo un’ora e mezza di fila entriamo a partita già iniziata e troviamo i posti occupati. Ci sediamo anche noi dove capita. Rare le mascherine indossate. Tanti gli appelli dagli altoparlanti che ripetevano come uno sfottò che dovevamo evitare gli assembramenti.
Il finale è sempre lo stesso: oramai non esiste più un dovere pubblico, ma solo tanti privati che fanno i fatti loro. Ognuno nel proprio orticello infischiandosene di tutto e di tutti. Ieri sera è stato comunicato ai presenti che il Covid non esiste, le regole non si devono rispettare e che si salvi chi può. Uno scandalo. Volevo scrivere al prefetto, ai giornali, sui social, ma ho scritto solo al Napolista. Ho esaurito tutte le speranze residue. A Napoli non potrà mai cambiare nulla. Mai.