Al CorSera: «Nessuno dice a un bambino: palleggia, conduci la palla, abituati a toccarla. Se lo lasci libero di allenarsi così, migliora moltissimo»

Il Corriere della Sera intervista Franco Causio. Nel 1982 fu campione del mondo con l’Italia di Bearzot, è stato un calciatore simbolo della Juve. Il tema dell’intervista è il calcio italiano che sta riscoprendo le ali. Causio ci tiene a sottolineare che le ali di un tempo erano diverse da quelle di oggi, a partire proprio da lui.
«Ma io non ero un’ala, ero un regista. Diciamo che ero un’ala-regista: il gioco passava tutto da me, anche se stavo sulla fascia e non in mezzo al campo. Era un altro sport, però».
Ed aggiunge:
«Non ce ne sono più, come noi».
L’unico su cui mostra apprezzamento è Cuadrado.
«L’unico che mi piace davvero, che mi ricorda i miei tempi, è Cuadrado: salta l’avversario e crossa bene. Chiesa stesso, che a mio avviso ha grandi qualità, è più attaccante che ala, non fa tutta la fascia. Se glielo insegnano, in futuro potrà riuscirci. Ha le doti del campione, però deve migliorare molto e cambiare modo di giocare».
E spiega anche perché oggi non ci sono più le ali di un tempo.
«Perché ora si insegna ai ragazzi a occupare una zona, a non uscire dai propri confini. Nessuno dice a un bambino, uno che magari è del 2012 o del 2013: palleggia, conduci la palla, abituati a toccarla. Se lo lasci libero di allenarsi così, migliora moltissimo. Invece non accade, sono ingabbiati e allora viene meno la tecnica di base».