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Cazzullo: «Torino ha lasciato che i grandi torinesi venissero denigrati e insultati dai neoborbonici»

La rubrica della lettere al Corsera: «un movimento culturalmente debolissimo ma mediaticamente fortissimo. Torino non sa più chi è, eppure ha fatto due volte l’Italia»

Cazzullo: «Torino ha lasciato che i grandi torinesi venissero denigrati e insultati dai neoborbonici»
Roma 24/01/2019 - trasmissione Tv 'Povera Patria' / foto Samantha Zucchi/Insidefoto/Image nella foto: Aldo Cazzullo

Oggi nella consueta rubrica delle lettere Aldo Cazzullo prende di petto il tema della “torinesità”, dell’orgoglio sabaudo e lo fa in un modo che certamente farà molto discutere (speriamo in modo civile ed educato). Pubblica più lettere e un lettore gli chiede come mai lui abbia criticato così aspramente Torino (“paragonando le serrande abbassate della domenica all’ex Ddr”) e invece sorvoli su Roma.

Cazzullo scrive che

Roma è amministrata in modo osceno, (…) ma una città non è solo la sua amministrazione. (…) Roma ha una forte identità, una forte personalità. È piena di sé. È convinta che Totti fosse più forte di Messi. Ha imposto il proprio accento e il proprio slang all’industria culturale italiana.

E qui arriva a Torino e ai torinesi di cui dice l’esatto opposto.

Torino non sa più chi è. Ha lasciato che i grandi torinesi degli ultimi due secoli venissero denigrati e insultati da un movimento culturalmente debolissimo ma mediaticamente fortissimo, i neoborbonici. La città che ha fatto l’Italia due volte, a San Martino e a Mirafiori, costruendo la nostra unità nazionale e la nostra rivoluzione industriale a prezzo di sangue e fatica, non ha saputo difendere il suo patrimonio, la sua eredità. E non sa quale sia oggi il proprio ruolo e il proprio destino. Certo, ci sono molti segnali di tenuta: il Politecnico, il Salone del Libro, la Juve (almeno fino a ieri), la Stampa, la Lavazza che porta in città i Masters del tennis, eccetera. Ma la crisi in cui versano Torino e il Piemonte non è solo economica. È culturale e morale. Se non capiremo questo, non troveremo la via d’uscita.

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