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Chiesa l’alieno: «Non avessi giocato a calcio avrei fatto l’astrofisico»

Intervista al Telegraph: “Nel mondo moderno l’istruzione è fondamentale. Ti aiuta a superare la pressione dei media, come nel mio caso”

Chiesa l’alieno: «Non avessi giocato a calcio avrei fatto l’astrofisico»
Basilea (Svizzera) 05/09/2021 - qualificazioni Mondiali Qatar 2022 / Svizzera-Italia / foto Image Sport nella foto: Federico Chiesa

Se filtri l’intervista esclusiva che Federico Chiesa ha concesso al Telegraph dalla retorica dell’Europeo, del migliorarsi sempre, della stagione della Juve che è partita sotto gli standard eccetera eccetera, resta il Chiesa “straniero”. Quello che anche in campo, per i canoni del gioco italiano, è una scheggia impazzita. Figurarsi fuori: uno che parla l’inglese da madrelingua perché ha frequentato scuole internazionali, e che dice che se non avesse fatto il calciatore figlio di calciatore avrebbe fatto il fisico.

Ho due passioni: una è il calcio e l’altra è l’universo! È sempre stato così. Penso che sia tutta una questione di mistero. Sì, sappiamo molto ma non conosciamo l’intera storia e quindi c’è un punto in cui siamo lì ma non ci siamo e dobbiamo scoprire molto di più. È quel mistero che mi affascina. Cosa c’è oltre il limite dell’universo? Mi fa pensare molto”.

Chiesa ovviamente ritorna sulla vittoria dell’Europeo, con l’Inghilterra e racconta molto bene l’atmosfera di quei momenti, in campo. Mentre guardava i rigori Chiesa non riusciva a stare fermo: “Ero accanto a Emerson Palmieri e gli ho detto ‘no, così non va. Cambiamo posizione’, dopo che il tiro di Bellotti era stato parato da Pickford. “Ero in ginocchio quindi ho detto ‘alziamoci e vediamo se questo fa andare bene le cose’. Ci abbiamo provato. Quando Donnarumma ha respinto l’ultimo rigore a Saka è stato il caos. La metà di noi piangeva e l’altra metà correva per il campo cercando di abbracciare Donnarumma. Ma poi piangevano tutti. La notte più bella della mia vita”.

A proposito di istruzione, Chiesa ha studiato alla Scuola Internazionale di Firenze dove nove ore di lezione al giorno erano in inglese e solo 30 minuti in italiano.

“Pensavano che un giorno sarei potuto diventare un calciatore, ma credevano anche che avrei potuto fare qualcos’altro. Mia mamma mi ha sempre detto che ‘se hai buoni voti a scuola avrai buone prestazioni nel calcio e se hai buone prestazioni nel calcio allora avrai buoni voti a scuola’. Sono complementari. Nel mondo moderno l’istruzione è fondamentale. Ti aiuta a superare la pressione dei media nel mio caso, ad esempio, dato che sono un calciatore. Sono in grado di razionalizzare le cose. Riesco a tenere la testa dritta e concentrata sulle questioni reali. L’istruzione aiuta a darti questo. Ad esempio sono su Instagram ma non lo uso. A volte lo controllo ma non ce l’ho sul telefono. Non rappresenta la realtà”.

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