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Giacomo Poretti: «Quando ho conosciuto Aldo e Giovanni ho pensato che erano dei geni» 

A Specchio: «Ci conoscemmo in un villaggio turistico in Sardegna, ne rimasi incantato. Il tifo? E’ la cosa più importante delle cose apparentemente meno importanti»

Giacomo Poretti: «Quando ho conosciuto Aldo e Giovanni ho pensato che erano dei geni» 

Su Specchio un’intervista a Giacomo Poretti, del trio Aldo, Giovanni e Giacomo. Di solida fede interista, commenta l’addio di Lukaku al club nerazzurro.

«Ho preso molto male l’addio di Lukaku solo che non voglio rischiare di fare il romantico, il moralista e non so neanche se è giusto ragionare così. Però in questo marasma bisogna dire che noi tifosi viviamo il calcio in un modo e i calciatori in un altro: noi abbiamo la malattia di appartenere a un gruppo, a una famiglia in cui riponi desideri e speranze di felicità. Almeno per non farci soffrire troppo dovrebbero avere più stile e trattarci con più attenzione».

Quella per il calcio è sofferenza vera, dice.

«Il tifo è la cosa più importante delle cose apparentemente meno importanti. Sono le cose belle della vita: la famiglia, gli amici, il calcio».

Ha un passato da infermiere. Poi ha scelto di fare l’attore.

«Mi sono licenziato. C’è stata la possibilità di entrare in una compagnia e fare spettacoli nelle scuole ed è stato  divertentissimo. Sei mesi dopo si è rivelata una scelta folle. Non c’era lavoro, non c’era un cavolo di niente. È stata durissima per cinque o sei anni. Ma una mia qualità è l’ostinazione, che poi non lo so se è una qualità, ma nel mio caso sì. Poi ho incontrato Aldo e Giovanni e da lì è cambiato tutto».

Racconta come si sono conosciuti.

«In un villaggio turistico in Sardegna. Allora le agenzie mandavano gli attori a fare qualcosa nei villaggi turistici. Appena li ho visti ho pensato: “Questi qui sono dei geni assoluti, devo fare di tutto per lavorare con loro”. Facevano una cosa acrobatica meravigliosa, acrobazia fisica vera, che poi abbiamo trasformato nel numeri dei “bulgari”. Sono rimasto incantato e ho pensato che fossero avanti venti anni. Ci siamo conosciuti, ci siamo piaciuti e abbiamo cominciato insieme. C’è stata una scintilla che ci ha incoraggiati a fare qualcosa che altrimenti non avremmo mai fatto da separati».

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