Piedi a terra però. Finora abbiamo giocato contro squadre di bassa classifica, occhio allo scontro salvezza Spezia-Juventus
FALLI DA DIETRO – 4° GIORNATA DEL CAMPIONATO 2021-22
È presto.
È ancora troppo presto.
Nessuno però mi vieta un calice di Vedova fresca di frigo.
Mentre scorro i messaggi di tanti amici molti dei quali non azzurri di cuore.
Mi aiuto con le illusioni.
Osi, l’Imperatore nero, tutti gli altri sfregano il testone lucido di Brillantina con giocate esaltanti. E quello s’infiamma come un cerino di zolfo acceso alla capocchia.
In vetta!
Per quanto tempo?
Tre giorni magari.
Magari fin quando l’Impomatato non sbotterà con qualche uscita delle sue.
Magari fino a gennaio quando la Coppa d’Africa ci porterà via la colonna vertebrale nera.
Per ora va bene così.
Godiamoci l’Imperatore Nero sempre più in versione Ruud Krol.
E l’Odalisco Andaluso che Brillantina sta trasformando in sontuoso regista.
E Zambo che sa fare tutto, ma proprio tutto. Contrasta, suggerisce, dribbla. E non spreca un pallone che è uno.
E la furia agonistica di Osi che fa tremare intere difese.
E il Kosovaro che a Udine chiude una parentesi iniziata proprio a Udine.
E quegli schemi articolatissimi e perfetti sui calci piazzati.
Godiamoci questo bel calcio fluido, corale, divertente, collettivo.
E freghiamocene per una volta degli orribili cori di odio che sono la vergogna dello sport.
Piedi a terra però.
Finora abbiamo giocato contro squadre di bassa classifica.
Ergastolani compresi.
Che restano in zona retrocessione.
In quattro giornate solo la Salernitana ha fatto peggio.
Bianconeri sprint all’inizio e gol in contropiede di Alvaro, complice una amnesia di Theo.
Gran primo tempo della Joya che orchestra da dominatore.
Poi tutta la squadra si smoscia.
Si smoscia Locatelli di schianto.
Acciughina si affida a un modulo nuovo di zecca.
Tutti indietro. Tutti intorno a Bonucci e Cacapò. E non è un buon indizio.
Al diavolo il bel gioco.
I diavoli, per contro, crescono e sale la convinzione che prima o poi il gol arriva.
Come l’amore.
Fa niente se mancano entrambi i vecchioni al centro.
Al centro c’è Ante Rebic. Il re della penna a sfera ( la battuta non c’enta una mazza, ma non posso farne a meno).
Che ha personalità da vendere e si assume le responsabilità più scottanti.
In centro campo si accende la luce di Tonali. Metodista davanti alla difesa a tre. E anche assist man.
Alla fine potevano anche vincere e non rubavano niente.
Stavolta il portiere dalle mille consonanti recupera uno dei tanti punti che ha sulla coscienza nelle partite precedenti.
Sempre più nervosetto Acciughina che esce dal campo imprecando: ”E vogliono giocare nella Juve!”.
Ce l’aveva con quelli che lui reputa da panchina, mentre la società gli impone di dar loro più spazio.
L’olandese, lo svedese cittadino macedone, e magari anche Federico il solipsista.
Pomeriggio scoppiettante con le romane in contemporanea.
Sor Polpetta squalificato, nella cabina sta più a suo agio. Appiccia e stuta mozziconi che è una bellezza.
Mazzarri è tornato in panchina e non perde occasione per sbracciarsi, per urlare, per lamentarsi con questo e con quello.
Era lì per vincerla, il mai dimenticato Bellicapelli che fu.
E forse meritava pure. Poi Cataldi si inventa un siluro su una ribattuta ed è pari.
Tutto sommato giusto.
“Non ti curar di loro ma guarda e para. Daje Strakosha!”, è lo striscione esposto in Curva Nord dallo zoccolo duro della tifoseria laziale.
L’albanese legge e si commuove.
In Europa League era stato protagonista della madre di tutte le papere contro il Galatasaray.
Ci ha riso Terim per un’ora. Ci hanno riso i tifosi turchi una settimana.
Show al Bentegodi.
Tudor eredita i Giulietti e li trasforma alla Juric.
La pioggia torrenziale non ferma emozioni senza fine e azioni da manuale da una parte e dall’altra.
Decide un capolavoro di Faraoni con un tiro da fuori.
Il culo proverbiale di Mou tramonta.
Prima giocava male e vinceva.
Ora gioca male e perde.
Prima sconfitta stagionale, contro una squadra che aveva ancora zero punti in classifica.
Ci voleva una prestazione convincente per i Suninter dopo l’amaro in bocca per la scoppola col Real .
La sorte sceglie l’avversario giusto.
I felsinei pischelli di Sinisa dalla fase difensiva francamente inguardabile.
Nerazzurri belli e divertenti, che ritrovano con facilità e belle trame la via del gol.
Lautaro Martinez, il migliore in campo.
E’ il suo anno probabilmente. Guardiamoci intorno. A parte il norvegese di Marte, in giro per l’Europa non ci sono attaccanti under 25 come lui.
Inzaghi propone la forza degli esterni.
Il piede sinistro di Dimarco è qualcosa da fare invidia non solo ai pari ruolo, ma anche a molti centrocampisti e attaccanti mancini presenti in Serie A.
Dumfries. Non sarà Hakimi, ma c’è eccome. Deve migliorare la fase difensiva e tecnica.
Piove a Marassi e non consente il bel gioco.
La Fiorentina gestisce, il Genoa si barrica.
E’ la partita delle resurrezioni.
La sorpresa è la prova monstre di Maksimovic, messo da Balla a uomo su Vlahovic. Lo possino a sto enigmatico slavo.
Bonaventura è quello dei tempi migliori. Sempre preciso nel possesso e sempre pericoloso.
Saponara entra a sorpresa per Gonzalez.
E svolta la partita. Al 60′ riceve a sinistra, si accentra e scarica una bordata imparabile per Sirigu.
Sorprendente dichiarazione del ministro Brunetta: “Giocavo a basket”. Chissà poi perché ha abbandonato.