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“Tre Piani”, il ritorno di Nanni Moretti dal finale felliniano

L’ultimo lavoro del regista e attore si basa sul romanzo omonimo di Eshkol Nevo, ennesima declinazione della famiglia come luogo in cui la solitudine cresce e provoca mostri

“Tre Piani”, il ritorno di Nanni Moretti dal finale felliniano

Ritorna Nanni Moretti nelle sale con il suo ultimo “Tre piani” – tratto dal libro omonimo dell’israeliano Eshkol Nevo (Neri Pozza) – ennesima declinazione della famiglia come luogo in cui la solitudine cresce e provoca mostri.

Un condominio di famiglie benestanti in un luogo che potrebbe essere Roma, ma non lo si dichiara. Al primo piano di questo palazzo signorile vivono l’architetto Lucio (Riccardo Scamarcio) e l’avvocato Sara (Elena Lietti) che hanno una bambina, Francesca. Spesso, per le loro vite piene, la affidano ai loro dirimpettai Giovanna (Anna Bonaiuto) e Renato (Paolo Graziosi), una coppia di anziani dolci. Al primo piano vive Monica (Alba Rohrwacher) che è alla sua prima gravidanza da sola perché suo marito l’ingegnere Giorgio (Adriano Giannini) è sempre fuori città per lavoro. All’ultimo piano la coppia di giudici Dora (Margherita Buy) e Vittorio (Nanni Moretti) con il loro giovane figlio Andrea (Alessandro Sperduti).

Una sera Monica esce in cerca di un taxi – ha capito che manca poco per la nascita – ed accade l’irreparabile: tentando di chiamare un taxi fa slittare la macchina di Andrea che sta tornando a casa ubriaco che falcia una donna sulle strisce, uccidendola, ed il veicolo si incastra nello studio di Lucio a pian terreno. Da questo evento dannoso si scatena una sciarada di eventi che tiene insieme il tema del Delitto e castigo con quello dell’indifferenza causato da esistenze borghesi perse nel loro isolato solipsismo. Le vicende si susseguono caotiche e falsamente accidentali: Francesca sparisce quando è in compagnia dello smemorato Renato e Lucio pensa possa essere stata abusata: poi viene in essere una relazione malata tra Lucio e la diciassettenne Carolina, nipote dei coniugi anziani.

Monica comincia a dare corpo di immagini ai suoi disturbi post-parto sul modello della madre che vive in clinica. La vicenda giudiziaria di Andrea mette in luce la mancanza di affetto dei genitori nei suoi confronti. Il finale è felliniano ed indica una strada di relazionalità. Se si potesse scegliere di essere ciò che si vuole forse si potrebbe anche declinare la persona del Noi con autenticità.

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