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Lucchinelli: «Feci fare un buco nel casco per infilarci la sigaretta, due tiri prima di partire»

Su Repubblica l’abbandono del motorsport da parte dei colossi del tabacco. Il campione del mondo classe 500: «Eravamo più avventurosi. Chissà se ora si divertono» 

Lucchinelli: «Feci fare un buco nel casco per infilarci la sigaretta, due tiri prima di partire»

Repubblica dedica un articolo alle industrie del tabacco, che, dopo aver investito per più di mezzo secolo in Formula Uno, MotoGP e rally (dal 1968), abbandonano definitivamente il mondo dei motori.

In realtà, nonostante dal 2006 sia bandita la pubblicità delle sigarette nel motorsport, Philip Morris e British American Tobacco hanno comunque contribuito con più di un centinaio di milioni di euro all’anno ai bilanci delle aziende in pista, sponsorizzando in maniera più o meno indiretta i loro prodotti, ultimamente soprattutto le sigarette elettroniche.

“Ora però sembra proprio finita. Philip Morris nelle moto non ha rinnovato il contratto con Ducati, ed è da febbraio che deve firmare con la Ferrari in F1”.

Tutto accade perché, lo scorso 20 agosto, il Ministero della Salute italiano ha scritto una lettera riservata a Ducati, Ferrari e McLaren in cui chiede «massima attenzione e sensibilità» al tema dei danni provocati dal tabacco e dai suoi derivati. Rezza, che firma la lettera, ha suggerito alle tre grandi case di evitare le sponsorizzazioni, perché danneggiano i più giovani, destinatari delle campagne pubblicitarie.

Un tempo, ricorda il quotidiano, era tutto diverso. Riporta le parole di Marco Lucchinelli, vincitore del campionato del mondo del 1981 nella classe 500 con la Suzuki e ritiratosi dalle gare nel 1995. Si fece fare addirittura un buco nel casco per poter fumare.

«Ci infilavo la sigaretta accesa, due tiri prima di partire. Altri tempi. Piaceva il pilota che beveva e fumava. Avevo imparato da ragazzino, quando mio zio Cesare – 93 anni – mi mandava a comprare le Alfa, ma mica un pacchetto: 4 o 5 “paglie” per volta. Salivo sul podio con la sigaretta in bocca perché mi piaceva, non per lo sponsor. Però preferivo i sigari toscani».

E ricorda l’incontro con Barry Sheene, pilota motociclistico britannico due volte campione del mondo nella classe 500, nel 1976 e 1977, in ospedale, dopo l’incidente subito a Silverstone, quando si fracassò le gambe finendo con la sua Yamaha 500 contro la moto del francese Patrick Igoa: i chirurghi ricomposero i suoi arti con 27 viti, pregandolo poi di abbandonare le competizioni.

«Quando sono andato a trovarlo in ospedale dopo l’incidente a Silverstone, mi ha detto subito: “Fammi fumare”. Eravamo più avventurosi. Ora hanno tutti i capelli tagliati corti nello stesso modo: chissà se si divertono».

 

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