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Tre anni dopo, Orsato è di nuovo troppo vicino all’azione

FALLI DA DIETRO – Non ricordo una partita con la Vecchia senza episodi strani. Osimhen sale in cielo a squarciare la ragnatela immensa che oscurava la luna

Tre anni dopo, Orsato è di nuovo troppo vicino all’azione

FALLI DA DIETRO – COMMENTO ALLA 8° GIORNATA DEL CAMPIONATO 2021-22

Non ricordo una partita con la Vecchia senza episodi strani.

Orsato da Schio non tradisce.
Di nuovo troppo vicino all’azione.

Tre anni dopo Pjanic.

L’arbitro più figo del West ferma l’azione per fischiare il fallo da rigore del Portiere dalle Mille Consonanti, invece di concedere il vantaggio a Abraham che segna.

Ma è lui stesso a commentare nel tunnel a un esterrefatto Cristante.
“Il vantaggio sul rigore non si dà mai”. Il che non è vero.

E poi aggiunge da vero gentlemen:
“Adesso dai la colpa a me perché hai sbagliato il rigore?”.

Conclusione. La Juve è l’unica squadra al mondo che ci guadagna anche con un rigore contro.

Per il filotto c’è un Toro non al completo. E c’è uno Juric rognoso che chiude tutti i varchi esterni.
Per Politano non è serata.
Non è serata manco per il Signorinello Pallido, ma questa non è una notizia.

Ritmi blandi e ragionare.

S’infortuna Mandragora, che è di Scampia. Ci teneva a far bella figura ed esce in lacrime.

Quando al minuto 25 il Pibe di Fratta sbaglia il rigore si capisce che allora c’è da soffrire.

Qualcuno lo chiami in disparte, il capitano. E gli parli.

È il terzo su cinque che sbagli, figliolo.
Ci sono tanti modi per dimostrare di essere leader.
Giocare a tutto campo, ad esempio. Per carità, come stai facendo.
Inventarsi soluzioni geniali.
Dare una mano nello spogliatoio. Che so. Il caffè, le linguacce come Tommaso.
Coi rigori lascia perdere.
Anche Ibra in fondo lo ha fatto.

C’è da soffrire.

Il Toro non è proprio quello “scorzesiano”, ma è tosto.

Il Napoli non è azzurro stasera.
È nero.
E vestito di ragnatele tessute dal vento.
Faranno loro da immaginaria muleta.

Il gol di Di Lorenzo è annullato dal Var per un millimetro. Anzi meno.
Il tiro del Mariachi è respinto dal palo.

C’è da soffrire.

Brillantina cambia tutto.

Dentro il Fiammante Fiammingo fuori il Pibe.

Fiammata improvvisa dell’Amore Nostro.
Un rimpallo in area.
Osi sale in cielo a squarciare la ragnatela immensa che oscurava la luna.

Ora tutto intorno risplende.

Otto su otto. Eguagliato il record del Sor Polpetta.
Prima in Italia e in Europa.
Unica squadra a punteggio pieno nei top 5 campionati del continente.

Inzaghino va all’Olimpico per l’applauso dei suoi ex tifosi.

Poi è calcio vero.

Felipe Anderson è in una di quelle giornate magiche
in cui si può fare tutto. E lui fa tutto con generosità.
Al minuto 80 il gol delle polemiche.

Dimarco è a terra. Ma il brasiliano non si ferma.
Non butta la palla fuori. Come di solito si fa solo da noi.

Tradisce questo finto buonismo tutto italiano.

Non gli va di perdere minuti inutili per finti e inutili soccorsi.
La spruzzata dello spray dei miracoli che ti salva la vita, e via.

L’arbitro non fischia.

E allora lui decide di continuare l’azione. E di andare a segnare il gol della vittoria. Finalmente.
E speriamo che in futuro ci siano mille emuli di Felipe a cancellare questa ipocrita consuetudine.

Rissa e quattro ammoniti.
Nel finale punizione di Luis Alberto per la testa di Milinkovic.
È 3-1 finale e nervi tesi.
Alla fine vince il tattico più preparato e la squadra più serena.

Diavolo di un Sor Polpetta. Non va bene perché è in tuta e sigaretta. Intanto si fuma prima i Sangue Oro nel Derby e poi i Campioni d’Italia.

I Diavoli rossoneri sono più forti di infortuni, sfortuna e Covid.

A San Siro in scena la classica partita a due volti.
Vantaggio doppio veronese a fine primo tempo meritato.
Tudor in breve tempo ha disegnato una squadra tutta nuova dal punto di vista tattico e caratteriale.

Ribaltone nella ripresa non casuale.

Merito soprattutto di Samuel Castillejo.
Da sempre tifoso dichiarato della maglia che indossa, in estate era fuori dal progetto. Proposto a chiunque, nessuno lo prende.

Entra in punta di piedi.
Corre come se fosse la sua ultima partita della vita e propizia le reti che sono valse la vittoria.

Inutile girarci intorno.

Le grandi squadre si vedono nei momenti di difficoltà.
Siamo di fronte ad una seria pretendente al titolo di campione d’Italia.

Che partita a Marassi.

Letteralmente una bolgia, come non accadeva da tempo.
È l’ultima da presidente di Enrico Preziosi. Nessuno lo rimpiangerà.

I Ceramisti dominato nella prima frazione, In 20 minuti indirizzano la gara in loro favore.

Scamacca debutta da titolare in stagione.
È imprendibile.

Prima gli viene annullata una rete per questione di centimetri.
Poi in 4 minuti confezione un uno-due che stordisce il grifagno grifone.

La gara sembra non avere storia ed invece il Genoa sfrutta una incertezza della difesa del Sassuolo e con Destro di testa riduce le distanze.

Il Genoa ci crede. Finale concitato. Angolo e beffardo pari con rete di Vasquez, ancora di testa.

Tradimenti.

I cieli del calcio da Torino a Parigi squassati dal vento gelido del tradimento.

La Wandissima: “Così hai rovinato una famiglia per una puttana!”.
Lei Raiola lo chiama così.

Ambra scopre il tradimento di Acciughina il Tacchino.
Non è vero che la scusa del calcetto funziona.

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