ilNapolista

Conte genio della finanza: dall’Inter al Tottenham facendosi pagare tre volte

S’è fatto pagare (14 milioni lordi) dall’Inter per trovare un nuovo ingaggio (da 15 milioni l’anno) in Premier. Nel frattempo l’ha pagato anche Sky

Conte genio della finanza: dall’Inter al Tottenham facendosi pagare tre volte
foto Hermann

Dice Antonio Conte che in estate aveva rifiutato il Tottenham “perché ancora coinvolto emotivamente dalla fine con l’Inter”. Come quelli che per evitare di impegolarsi con uno/a oppongono il classico “esco da una storia importante”. Conte – sono passati tre mesi – ha nel frattempo elaborato il lutto d’aver incassato una buonuscita miliardaria dall’Inter, e ora acconsente a farsi ingaggiare per i prossimi 18 mesi dagli Spurs, a circa 13 milioni di sterline l’anno.

Antonio Conte torna in Inghilterra col fragore che si riserva ai “vincenti”. Ha già fatto il pieno di editoriali che ne esaltano le doti di maniaco della cazzutaggine, proprio la qualità che serve per riesumare un club ricchissimo nono in Premier, che ha in rosa il più forte attaccante inglese, Kane, e produce statistiche asfittiche in zona gol. Non ce l’ha fatta Espirito Santo, può farcela questo diavolo d’un italiano. Ma si son persi, più o meno tutti, il vero talento di Conte: il bernoccolo degli affari, una volta si chiamava così. Conte sì che sarebbe un grande ministro delle Finanze, risolverebbe con un solo ringhio anche il sudoku della “quota cento” e gli ingranaggi delle pensioni italiane.

Perché Conte (il tecnico, non l’ex premier) è riuscito in pochi mesi a farsi pagare tanto – delle enormità – ad ogni passo. Un “professionista” nella sua definizione più tecnica. Un percorso netto all’incasso che va raccontato.

All’Inter lui e il suo staff pesavano per 23,528 milioni di euro l’anno. Erano messi a bilancio così. Circa il 40% in più del precedente tecnico, Spalletti. Vinto lo scudetto con una rosa ambiziosamente costruita per vincere la Champions (abbandonata invece già prima di Natale), Conte ha subodorato la dismissione. Si intuiva da piccoli dettagli: tipo non pagavano gli stipendi. Ha deciso di abbandonare la nave, prima che un eventuale naufragio gli stropicciasse il curriculum. Con un contratto valido fino al 2022, si è detto pubblicamente “deluso”. Nel mondo reale se vuoi andare via presenti le dimissioni, rinunci all’ultimo anno di stipendio, e sei libero di sentirti deluso quanto vuoi. Oppure accetti di buongrado le decisioni del tuo datore di lavoro e “resisti”. Perché? Beh, perché hai appunto un contratto in vigore. Nel calcio no. Nel calcio l’economia è “emotiva”. Per cui l’illuminata dirigenza interista concede a Conte una buonuscita da 7 milioni di euro netti. Il corrispettivo di un anno di stipendio di Mourinho.

Il vilipendio sistematico del contratto di lavoro è una prassi che Conte surfa da campione. La subordinazione è un’idea novecentesca, in un mondo che ormai funziona a cottimo i vincoli sono monodimensionali: la durata è solo una formalità.

Conte, in soldoni (i suoi), s’è fatto pagare per avere la possibilità di cercarsi un’altra squadra, o di non fare assolutamente nulla. Lui è riuscito a lucrare su entrambe le possibilità: avendo un mercato ha messo il suo nome a disposizione dei migliori club europei, e nel frattempo ha firmato con Sky una collaborazione da 250.000 euro a stagione, per commentare la Champions. Inclusa nell’accordo c’è la postilla dell’addio improvviso qualora avesse trovato un nuovo lavoro. Nell’attesa ha guadagna due volte. La terza, lo sa, sarebbe arrivata a breve.

La terza è appunto il Tottenham, già rifiutato ad agosto per quel legacciuolo emotivo di cui sopra. Alla seconda chiamata è fatale l’intervento di Paratici, già con lui alla Juventus e ora direttore generale degli Spurs. Firmando per un club di Premier Conte riesce a proteggere integralmente la buonuscita dall’Inter. Perché la clausola che l’avrebbe tagliata in caso di “nuovo incarico” entro il 31 dicembre 2021 riguardava solo club italiani. Insomma, come si evince dall’ultimo bilancio dell’Inter alla voce “Rilascio Fondi rischi e oneri”, a Conte vanno riconosciuti “euro 14.352”, lordi.

Tirando le somme, Conte da maggio a ottobre è riuscito a farsi pagare da dimissionario tre volte. In un contesto in cui la finanza del calcio è passata di stato, in mancanza di liquidità è diventata gassosa, Conte ha danzato sulle bolle.

ilnapolista © riproduzione riservata