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Guardare Napoli-Legia con un tifoso particolare di Mertens

“Dov’è Mertens? Perché non gioca Mertens? Solo lui può risolvere questa situazione. Finalmente Spalletti lo ha capito”

Guardare Napoli-Legia con un tifoso particolare di Mertens
Varsavia (Polonia) 04/11/2021 - Europa League / Legia Varsavia-Napoli / foto Imago/Image Sport nella foto: esultanza gol Hirving Lozano

Il mio Legia – Napoli 1-4

Non ho potuto riempire il divano del Minao, perché mio suocero ha fatto sapere che sarebbe venuto a casa per vedere la partita. E a certe situazioni non esistono alternative.
Mio suocero guarda molto poco le partite, ma quando lo fa, gli piacciono anche tutte quelle attività collaterali che si svolgono nel mentre. Tipo, parlare.
Per esempio, è rimasto molto sorpreso che nel Napoli non giochi più Reina e ha voluto commentare, o che Callejon sia a Firenze e ha voluto commentare. Ma soprattutto, la domanda su uno dei suoi preferiti: dov’è Mertens?
Ho cercato di spiegare che è stato infortunato e che non è in formissima.
Terzo minuto di gioco: quando lo mette a Mertens? Deve giocare Mertens.
Mentre era in procinto di commentare anche il loden dell’allenatore del Legia (scambiato per Tiribocchi), sulla sinistra i polacchi sono riusciti a intrufolarsi e segnare un gol facile facile.
“Ecco qua, siamo eliminati? Ce ne andiamo? Ma Mertens? Solo lui può risolvere questa situazione”.
Ho continuato a spiegare che Mertens non è quello dell’epoca sarriana, che non è più un giovincello e che già aveva giocato domenica.
Come aver parlato a un quadro. “Anche le sue papere sanno che deve giocare Mertens. Tu lo sai che il mister c’ha le papere?”.
Dopo poco, Zielinski ha centrato la traversa, per poi spedirla in curva. Imprecazione lapidaria che è anche un suo classico: santa patata.
Riferito a Zambo, ha chiesto: “Ma questo com’è?”. E io ho risposto: “è forte, ha cambiato il Napoli, anche se in carriera ha segnato solo due gol”. E lui: “solo due gol? E ci credo”. Da due metri, Zambo non è riuscito a dare forza al pallone di testa, consegnandolo al portiere.
Poi è stata la volta di Lozano che, in piena area, si è esibito in un improbabile pallonetto. “Pure questo ha fatto solo due gol in carriera?”. Ho annuito, ma perché ho compreso che si stesse leggermente adirando. “Quando fanno ste ca**ate, gli dovrebbero tagliare i capelli per punizione, ma Mertens non entra?”.
Improvvisa una voce piccola ha interrotto la conversazione: papà, ma io vedo solo rossi e neri. Noi facciamo il tifo per l’azzurro. Giusto, papà?
Ho insegnato a Gigi (5 anni), a fare il tifo per gli azzurri e lui mi ha preso alla lettera e ieri gli stava particolarmente simpatico l’arbitro.
Il commento, dopo l’errore di “millefinte” Elmas sotto porta, lo indoro. Diciamo che mio suocero lo ha invitato gentilmente a recarsi in una ferramenta, non prima di aver esclamato “santa patata”.
Il commento all’intervallo invece non poteva non essere che: deve mettere a Mertens. Ma è chiaro. Pure Gigi lo sa.
A me, questa storia ossessiva di Mertens mi è parsa davvero immotivata. Gliel’ho ripetuto e lui ha continuato a far finta di non capire.
La ripresa si è aperta con un palo clamoroso per i polacchi e il conseguente “santa patata”.
Di seguito, il rigore. La spintarella a Zielinski lo ha fatto sorridere: ai miei tempi lo avremmo picchiato (a Zielinski ndr) negli spogliatoi per conclamata “fracitumma”.
Bella l’azione successiva tutta in verticale che ha portato Petagna al tiro dopo una bella sgroppata. “Dalla a Ciccio, passala a Ciccio, forza Ciccio”, mi piace quando parte come un treno.
A volte non me ne accorgo, ma ripeto ossessivamente il suo soprannome. “Ciccio”, appunto.
Non me ne sono accorto, ma probabilmente stavolta avrò esagerato. Dopo poco infatti, dalla stanza vicino ho sentito quella piccola vocina di cui sopra che ha ripetuto senza sosta come un pappagallino: dai Ciccio, dalla a Ciccio, forza Ciccio. Papà, ma chi è Ciccio?
Due super recuperi difensivi di Lozano. Sul secondo, è ripartito forte ed è stato travolto dal difensore del Legia. Punizione e ammonizione “Santa patata. Ma chi è questo pazzo?” E io che volevo fare l’esperto che conosce tutti i giocatori “beh, è il capitano, è….” osservando la fascia, in attesa che si girasse per leggere il nome…Jedersrtyusuryfjxkl…”è uno che proprio non conosco. Deve essere una riserva”.
Sono entrati Lobo e Politano. Ma soprattutto Mertens. Mio suocero: “finalmente, ha capito. Guarda come subito la vinciamo. Guarda, guarda, guarda”. E io ho pensato, senza dire: se, vabbé. Sta fuso.
Un minuto dopo, Josuè è andato in sforbiciata su Politano e nuovo rigore. Chi è andato a batterlo?
Per un attimo ho sperato che andasse un altro sul dischetto. Persino Juan Jesus. E invece? Mertens, ancor prima che nascesse il figlio, già ha messo mano con il cucchiaino, mentre mio suocero si è totalmente ammutolito con uno sguardo presuntuoso, ai limiti dell’arroganza di chi la sa lunghissima.
Non ha esultato nemmeno al gol di Lozano. Gli è uscito solo un ghigno, quando Mertens ha spedito praticamente Ciccio in porta con un tocco di prima fantastico.
Al gioco di prestigio di Ounas non ha battuto ciglio. Nulla aveva più importanza. È calato il silenzio. Della sua superiorità assoluta e della mia assoluta vergogna.
Solo una vocina alla fine della partita ha stemperato il mio imbarazzo: papà, ma l’azzurro ha vinto? E Ciccio ha fatto gol? Ma chi è Ciccio?
Domenica torno dal Minao…
Forza Napoli Sempre

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