Il Napoli era vantaggio di un gol e di un uomo. Poi qualcosa cambiò. A fine match Chiappella disse: «Giocare in undici contro dieci è sempre difficile»
Nella stagione 1970-71 di grazia e di Sormani, Hamrin, Umile, Ghio, Abbondanza, tanto per dire che non avremmo mai pensato allo scudetto, pur forti di Zoff, Ripari, Pogliana, Altafini, Improta, Juliano, Zurlini, Panzanato e Bianchi, in quella stagione che fu la terza di Chiappella in panchina e la seconda dell’Ingegnere Ferlaino presidente a sorpresa ci togliemmo il gusto di rompere il paniere alle squadre milanesi vincendo otto partite di corto muso e sfoderando la migliore difesa della storia azzurra. E, udite, udite, salendo a Milano verso fine marzo, andammo a mettere paura all’Inter in testa alla classifica con 4 punti di vantaggio sul Napoli nell’epoca dei due punti a vittoria.
L’Inter l’avevamo battuta al San Paolo 2-1 portando in gol Pogliana e Ghio, cannonieri di scorta, e Gigi Pogliana terzino grazioso ma puntuale da solo aveva battuto la Juventus (1-0) in una delle otto partite di corto muso.
Insomma, ci stavamo entusiasmando anche se per un paio di mortaretti il giudice sportivo ci aveva data persa la partita col Milan a Fuorigrotta e andammo in campo neutro a Bari dove battemmo il Verona 2-0.
Salimmo a Milano con la solita sentenza annunciata “a San Siro non si vince”, ma in quell’Inter-Napoli del 21 marzo 1971 alla fine del primo tempo vincevamo con un gol di Altafini, il nostro centravanti innamorato. Verso la fine del primo tempo, colpo di testa di Juliano, respinta difettosa di Lido Vieri, gol di Josè, olè, olè, olè.
Cosa ancora più straordinaria, prima che finisse il tempo, l’egregio arbitro astigiano Sergio Gonella, severo, non proprio uno spumante di arbitro, espelle Burgnich per fallo su Umile. Stavano succedendo a San Siro cose inaudite.
Napoli in superiorità numerica nella ripresa mentre calava la nebbia.
Ma succedono a Milano cose soprattutto ordinarie. Nell’intervallo, Sandro Mazzola si precipitò nello spogliatoio dell’arbitro: “Gonella, lei sta favorendo il Napoli, si dia una regolata perché qui finisce male”.
Apriti cielo e si riaprì la partita. Gonella assegnò un rigore all’Inter per un fallo discutibile di Panzanato su Mazzola (che abilmente, quel fallo, se lo cercò). Boninsegna batté un rigore irregolare fermandosi a metà corsa (55′) e raddoppiò in acrobazia di testa (58′). Il Napoli fu tagliato fuori dalla corsa scudetto.
Era l’Inter allenata da Invernizzi che aveva sostituito Heriberto Herrera: Vieri (49′ Bordon); Bellugi, Facchetti; Bedin, Giubertoni, Burgnich; Jair (82′ Frustalupi), Bertini, Boninsegna, Mazzola, Corso. Uno squadrone. Vinse lo scudetto quattro punti avanti al Milan, sette sul Napoli.
Giuseppe Chiappella, il brontolone di Rogoredo che si era napoletanizzato abitando in via Petrarca con i balconi spalancati sul golfo azzurro, soleva dire “l’è bùrdega”, è un casino. Fu molto “bùrdega” quella partita che il Napoli perse a San Siro.
Rimasero famose le frasi di Chiappella a Milano: “Abbiamo segnato troppo presto”, “Giocare in undici contro dieci è sempre difficile”.
Peppone Chiappella è scomparso nel 2009 a 85 anni.