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Montezemolo: «A Napoli mi hanno fermato rimproverandomi per le figure che sta facendo la Ferrari»

A Tuttosport: «Quando ero presidente diedi ai manager dei giornali femminili da leggere in vacanza per far capire loro dove stava andando il trend del mondo»

Montezemolo: «A Napoli mi hanno fermato rimproverandomi per le figure che sta facendo la Ferrari»
Roma 05/07/2017 - funerali Paolo Villaggio / foto Insidefoto/Image nella foto: Luca Cordero di Montezemolo

Su Tuttosport una lunga intervista a Luca Cordero di Montezemolo. Trent’anni fa, nel 1991, tornava alla Ferrari da presidente. Non era un buon momento per la casa di Maranello.

«Era una cosa da far tremare i polsi. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che alla Ferrari, di lì a poco, scattò la cassa integrazione. Era un momento in cui si parlava di far fare alla Ferrari addirittura le cabine per i trattori. Insomma, non era semplice».

I primi mesi furono pieni di angoscia.

«Compresi subito che la Ferrari era in mano agli ingegneri, alcuni dei quali, sia detto col massimo rispetto, provenienti dalla Fiat e di conseguenza con una cultura di prodotto e di azienda molto diversa».

Così dovette ricorrere alla cassa integrazione: i piazzali erano pieni di macchine invendute. Racconta:

«Nella prima riunione chiesi ai tecnici anche informazioni sui modelli: allora c’erano la 348 e la Testarossa. Parlando della 348 si sprecavano gli elogi. Ascoltai in silenzio e poi dissi: ‘Mi dispiace dovervelo dire ma veramente questa è una macchina che fa schifo. Ce l’ho. L’ho appena comprata. È la prima Ferrari che acquisto. E vi dirò di più. A Roma ad un semaforo avevo affiancato un ragazzo con una Golf GTI colore nero: quando è scattato il verde mi ha dato dei metri’. Feci provare la mia Ferrari anche a Niki Lauda e pure li rimase stupito da questa vettura che faceva tanto rumore ma rimaneva ferma».

Racconta di aver cercato di cambiare le cose lavorando sull’organizzazione e sulla cultura del lavoro.

«Pensi che nel corso della mia prima estate da presidente della Ferrari a tutti i primissimi livelli dell’azienda diedi una serie di giornali femminili (Vogue, Elle) da leggersi in vacanza per far capire loro dove stava andando il trend del mondo: colori, materiali, gusti. Lì mi presero per matto. Lavorai con Sergio Pininfarina sullo stile delle nuove vetture».

Con Jean Todt iniziò una svolta per il cambio della vettura. Poi arrivò Schumacher. Montezemolo non è più alla Ferrari da sei anni, eppure, racconta, c’è ancora chi lo ferma per strada credendo non sia mai andato via.

«Sa che c’è ancora gente che mi ferma per strada pensando che io sia ancora alla Ferrari? Le racconto un episodio accaduto quest’estate a Napoli. Cammino tranquillamente quando incontro un signore che mi ferma e mi fa tutto risoluto: ‘Perché non è a lavorare a Maranello con le figure che fate?’. Rispondo: ‘Guardi che da sei anni non ci sono più’. E lui, per tutta risposta: ‘A lavorare deve andare, fate delle figure da cioccolatai, ci vergogniamo!’. Quello che davvero mi manca più di tutto è la gente, l’ambiente della fabbrica, le riunioni per i nuovi prodotti con la squadra di Formula 1 per vedere come migliorano le cose».

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