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Nello Mascia racconta il supplizio di un attore tifoso che va in scena durante Inter-Napoli

Il racconto in prima persona: il tablet nascosto dietro le quinte, troppi interisti nella compagnia, gli schiaffi all’infortunio di Osimhen, i complimenti finali del pubblico

Nello Mascia racconta il supplizio di un attore tifoso che va in scena durante Inter-Napoli
Nello Mascia in scena nello spettacolo Red Lion di Patrick Marber con Nello Mascia, Andrea Renzi e Simone Mazzella regia Marcello Cotugno., andato in scena al Teatro Bellini di Napoli. La foto è presa dalla pagina facebook di Nello Mascia
FALLI DA DIETRO – COMMENTO ALLA 13° GIORNATA DEL CAMPIONATO 2021-22
Noi attori ci siamo abituati.
Fare spettacolo mentre c’è la partita.
Ed è sempre un supplizio grande.
Si va a teatro di malavoglia.
Di malavoglia si indossa la tuta del Mitico, il personaggio dell’anziano massaggiatore di The Red Lion, il bel testo di Patrick Marber.
Guarda caso, lo spettacolo che si replica al Bellini in questo faticoso ritorno al teatro dopo un anno di sofferenze, è ambientato proprio nel mondo del calcio.
Un requiem sul calcio.
Lo ha riassunto così Toni Servillo che è venuto a trovarci ieri.
Un raffronto amaro fra il calcio poetico e passionale di un tempo e quello corrotto e malato di oggi.
Entro di malavoglia sul palco a sipario chiuso.
“Quanti spettatori ci stanno?”
“Trentamila” mi fa Lello il direttore di scena alzando gli occhi dallo smartphone.
La mente è a San Siro.
“Questo te lo metto qua in scena su questa panca. Quando puoi ci dai uno sguardo”.
E sistema il tablet ben nascosto fra maglie e pantaloncini, sulla scena che è un buio spogliatoio di un povero stadio di periferia.
Non è professionale. Non è deontologico. E soprattutto non andrebbe raccontato.
Il pubblico non sa mai quello che realmente succede in scena.
Sussurrava misterioso Eduardo. E in questo caso ha ragione mille e più volte.
Il testo – tra l’altro – mi consente varie soste dietro le quinte.
Dallo smartphone di Lello l’apertura del Pibe di Fratta per il Signorinello Pallido.
Mani in aria. Qua il cinque, Lello.
E si entra trionfante in scena:
“Michele ti vuole parlare!”. E si riprende.
Segue un lungo concitato dialogo.
Così mi perdo il rigore del pareggio.
Che mi annuncia il giovane macchinista con due pollici in su.
Lo spettacolo entra nella fase rovente.
C’è da stare concentrati sul lungo monologo del Mitico che non finisce mai.
Entra in scena Andrea, attore magnifico, ma con un grave difetto che si porta fin dalla nascita.
È interista.
Ed è ora stranamente baldanzoso. Ha, ora, gli occhi troppo sfavillanti.
Mi giro alla mia sinistra. Dietro le quinte Lello è in ginocchio con le braccia aperte, disperato.
Il Mitico è impegnato a massaggiare la schiena del ragazzo talentuoso. A quella vista alza le mani al cielo e assesta due energiche sventole sui lombi del giovanotto che sobbalza sorpreso urlando: “Ahhh!!!”.
Marber non lo aveva previsto.
Si va avanti più o meno così.
Seguo in diretta l’infortunio di Osi.
Il suo viso tumefatto nell’uscire dal campo, mi annuncia il verdetto che è una vera sciagura.
Agli applausi si corre dietro le quinte perché non è finita.
Ci aspetta ansimante Angelo, il produttore, anche lui interista, lo pòssino. Troppi interisti in questa compagnia.
“Otto minuti di recupero!” Sussurra. Poi aggiunge: “Sono preoccupato!” lo ripòssino.
Il miracolo di Handa su inzuccata del Barilotto lusitano.
L’occasionissima del Fiammante Fiammingo sparata alle nuvole.
I complimenti del pubblico rimasto fuori ad aspettarci non saziano l’amarezza di una brutta giornata dell’attore tifoso.
Tanta amarezza.
Perché troppo evidente è il divario di mentalità in campo.
Perché ogni volta che si aspetta il salto per una svolta, si resta a terra bloccati.
Tanta amarezza.
Per quella stella sempre ci illude e mai si accende.
Perché non è possibile sbagliare due palle gol così nel finale.
Tanta amarezza.
Per Osi l’anno è andato.
E con lui se ne vanno quasi tutti i nostri sogni e le nostre ambizioni
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