Mancini è stato perfetto fino a Wembley. Poi ha perso l’audacia della diversità: “è facile essere differenti dal passato altrui, ma non dal proprio”

Su Repubblica, Gabriele Romagnoli torna sul rigore sbagliato da Jorginho contro la Svizzera. Un errore pesante in vista della qualificazione dell’Italia ai Mondiali, il terzo in pochi mesi.
“Dicono: gli si è rotto qualcosa. Sì, lo specchio. Cambi pettinatura, addirittura colore dei capelli, stai sempre peggio di prima. Jorginho rigorista azzurro si è fermato a Wembley. Non c’è due senza tre, venerdì sera ha fatto terno”.
Il calciatore spesso non capisce quando è il momento di smettere di tirare rigori perché ha perso il tocco miracoloso, spetta all’allenatore cambiare rotta.
“Il calciatore non lo capisce, di aver perso il tocco. Ha il coraggio perverso dell’insistenza. Tocca all’allenatore evitarla. Mancini è stato perfetto fin lì, stesso confine: Wembley. Poi ha perso, anche lui, quel tocco spiazzante, l’audacia della diversità: è facile essere differenti dal passato altrui, ma non dal proprio. Mettici la trappola della riconoscenza (qualche inguardabile campione d’Europa lasciato in campo) e l’enigma del centravanti irrisolto, riprovando con nomi che in quello spazio non entrano”.
La soluzione potrebbe essere affidare il rigore a chi lo ha provocato “si sentirà artefice del destino, galvanizzato (sarebbe stato Berardi)”, oppure, continua Romagnoli, “tiri chi ha già la coscienza a posto per aver influito sul risultato (venerdì, Di Lorenzo)”. Infine c’è anche la terza strada: affidare i penalty al capitano.