Al CorSera: «Grazie alla borgata ho imparato a relazionarmi con gli altri e ad avvertire i pericoli in anticipo, in qualsiasi posto del mondo»

Il Corriere della Sera intervista Luca Zingaretti, per anni il Commissario Montalbano in tv. Racconta l’infanzia nella borgata, alla Magliana.
«Da lì all’Eur erano tutti prati. Ci avevano assicurato che sarebbero diventati piscine e campi da tennis. Invece crebbe la borgata. La considerai una buona notizia. Divenni un po’ un ragazzo di strada; e la strada — non è retorica — fu una scuola. Impari a relazionarti con gli altri. In fondo siamo animali: la prima impressione è sempre legata all’aspetto, all’odore, al modo di porsi. Ancora adesso, pure nel luogo più pericoloso del mondo, mi sento relativamente tranquillo. Se poi c’è un pericolo vero, lo avverto un quarto d’ora prima».
Sul suo rapporto con la morte:
«Io adoro la vita. La mia vera paura è vivere male. È guardarmi indietro e dire: potevo giocarmela meglio».
E sull’Aldilà:
«Non me lo immagino. La vita è ora e qui. Bisogna cercare di stare bene; che non vuol dire andare alle Maldive, ma vivere appieno ogni momento, anche il peggiore; perché può sempre riservare sorprese»
Zingaretti ha un passato da calciatore.
«Il calcio è stata un’altra grande scuola. L’allenamento, la fatica, la tattica, lo scontro, il gol, la gioia: mi piaceva tutto. Mi presero in serie B, al Rimini. Scappai dopo pochi mesi. Mi avevano ammesso all’Accademia d’arte drammatica. E Rimini d’inverno era triste come un lunapark chiuso».
Poi l’incontro con Camilleri.
«In una piccola libreria comprai un romanzo di Camilleri: era Il cane di terracotta. Scoprii questo personaggio strepitoso. Avrei comprato volentieri i diritti, ma non avevo né i soldi, né il nome. Per fortuna se li procurò un piccolo produttore, Carlo Degli Esposti. Dissi alla mia agente: anche se cercano un attore alto e biondo, voglio quella parte. Scelsero me».
Camilleri che disse?
«Che avrei fatto un bel lavoro. Anche se lui aveva in mente un altro tipo di attore, tipo Pietro Germi quando fa il commissario Ingravallo».
Montalbano ora è morto.
«Ho dato molto, ho avuto tantissimo. È stata una cavalcata meravigliosa. Ma dovevo imparare a sopravvivergli».
Ora cosa farà?
«Il doppiatore: lo zio profeta di Encanto, il prossimo cartone Disney. L’attore del primo prison drama italiano per Sky, Il re: il direttore di un carcere che si crede onnipotente. E il regista. Del mio primo film. Una storia di rinascita».