Sull’orlo del baratro, De Laurentiis ha avuto l’intuizione giusta. Uno dopo l’altro, Spalletti ci ha fatto riscoprire calciatori che erano ectoplasmi
Granaaaaada, cantava Claudio Villa. Uno dei punti più bassi della storia del Napoli di De Laurentiis. Eliminati da una squadra men che mediocre, con la fetta più incompetente della tifoseria del Napoli (ahinoi corposa, e non parliamo di gran parte della classe giornalistica locale) che osannava l’allenatore che ci stava lentamente e inesorabilmente avvelenando.
Per fortuna, De Laurentiis è improvvisamente rinsavito. E mentre era lì lì sul baratro, ha avuto il guizzo che in genere ti viene quando vedi la morte (sia pure sportiva o aziendale) in faccia. Ha pensato che dopo un anno e mezzo di vacatio fosse il caso di tornare ad avere un allenatore degno di questo nome. Ed ecco Luciano Spalletti.
È arrivato da Certaldo con una valigetta di antidoti per riportare alla vita calciatori tramortiti dal veleno della precedente gestione. Abbiamo scoperto giocatori che non conoscevamo. Rrahmani (che venne gettato in pasto ai coccodrilli a Udine), Elmas (una perla che stavamo intossicando e senza le diluizioni omeopatiche), Lobotka (che immaginavamo essere la controfigura dell’omino Micheline e invece un giocatore di calcio che ricorda Pizarro), Ounas (calciatore dal talento sconfinato che quindi ha bisogno di un allenatore di talento con cui dialogare). Ce ne sarebbe ancora per tanto. Ma ci fermiamo qui.
Non vogliamo infierire. Anche perché chi è incompetente, lo rimane a vita. Tiriamo un forte sospiro di sollievo. Un tempo, con l’alibi degli infortunati, venivamo eliminati dallo scarso Granada. Adesso, senza tantissimi calciatori, tutti di prim’ordine, abbiamo un allenatore che non si lamenta nemmeno con un’arma puntata in faccia e che, soprattutto, sa fare il suo lavoro. Nella vita saper fare il proprio lavoro, aiuta.