Al Corriere: «Dopo la diagnosi ho smesso di considerarlo un problema, almeno so che cosa ho. Interpretare Stefano Cucchi fu facile: di ragazzi come lui ne ho conosciuti tanti»

Il Corriere della Sera intervista Alessandro Borghi. 35 anni, ha iniziato come stuntman, poi è diventato attore. Ha interpretato ruoli in “Roma Criminale”, “Suburra”, “Diavoli”. In “Sulla mia pelle” è stato Stefano Cucchi: ha vinto
il David come miglior protagonista. Dice di non amare le interviste perché teme sempre di essere frainteso.
«Essere travisato mi terrorizza, forse perché ci ho messo anni a capire non chi io sia ma chi vorrei essere. La differenza dei livelli di comunicazione è una cosa a cui penso con tenerezza perché sono cresciuto fra persone senza istruzione, ma con quella che chiamo “una meravigliosa educazione stradale”».
Spiega cosa intende:
«Sapersi adattare a tutti i tipi di esseri umani e situazioni. Mi domando, se mai sarò papà, se i miei figli potranno impararla. Agli amici coi figli alla scuola privata, chiedo: “In classe, gli hanno mai dato una pizza in faccia?”. Rispondono: “Ma sei matto?”. Io di pizze ne ho prese: a ognuna, imparavo qualcosa. Educazione d’impatto. Dove sono cresciuto io, era la normalità: arrivavi e dovevi crearti il tuo spazio. Se cercavi di essere amico di chi prendeva 10, i ripetenti ti gonfiavano di botte e, se eri amico dei ripetenti, quelli col 10 non ti parlavano più. Per cavartela, l’unica era essere te stesso. Fino a 16 anni, ho solo preso botte. Tuttora, se vedo uno che tratta male un altro, provo qualcosa di brutto».
Per reazione era diventato manesco anche lui, racconta.
«Ero diventato manesco. Aver cominciato pugilato mi ha salvato perché mi faceva sentire in grado di difendermi. Poi cresci e capisci che invece del pugilato è meglio che cominci a leggere due libri, almeno ti difendi con le parole».
Borghi è affetto dalla Sindrome di Tourette.
«A lungo ho pensato di avere dei tic, invece era Sindrome di Tourette. Sente che ogni tanto ho un respiro strano? Sono spasmi. È una sindrome neurologica, con vari sintomi: io ho gli spasmi o mi soffio sulle dita. Dopo la diagnosi ho smesso di considerarlo un problema, perché almeno adesso so che cosa ho. Quando recito mi passa. Mi sono dato una spiegazione “poetica”: il mio lavoro è mettermi nei panni di un altro; l’altro la Tourette non ce l’ha e quindi, in quel momento, neanch’io».
Il personaggio più difficile?
«Quelli più lontani da me. Stefano Cucchi in Sulla mia pelle fu facile: di ragazzi come lui ne ho conosciuti tanti. Difficile è stato fare “Il primo re”, un film in protolatino girato per tre mesi nei boschi, o Diavoli, incentrato sulla finanza, in inglese con accento british».