Il regista protagonista de “È stata la mano di Dio”, intervistato dal Venerdì: «Il mio rapporto con Napoli? Come quello di un uomo che si è innamorato di una zoccola. È un guaio, ma non posso farci niente»

Repubblica intervista Antonio Capuano il regista napoletano il cui personaggio ha un ruolo importante nel film “È stata la mano di Dio” di Paolo Sorrentino. Nell’intervista al Venerdì Capuano dice di non aver visto il film ma solo il trailer. Riportiamo quattro domande.
Non è mai andato via da Napoli.
“Provai a stabilirmi a Roma, nel 1973. Presi casa a Largo Argentina, ma già dopo pochi mesi mi sentivo perduto. Non c’è il mare e nel tempo libero giravo a vuoto”.
“Solo gli strunz vanno a Roma”, le fa dire Sorrentino nel film.
“Mi ci riconosco” (ride di gusto). “Credo che Paolo faccia un po’ di autocritica con quella frase, lui deve tutto a Napoli”.
È pentito?
“I registi della mia generazione sono andati via tutti, la frase di Eduardo – Fuitevenne! – a me stava sulle palle. Oggi penso che avesse ragione”.
Qual è il suo rapporto con Napoli?
“Come quello di un uomo che si è innamorato di una zoccola. È un guaio, ma non posso farci niente”.