Alla Gazzetta. «Con tutti i debiti paragoni, la partita di domenica mi riporta proprio a quegli anni. Anche questa in fondo è una sfida d’alta classifica»

Franco Baresi, ex capitano e vicepresidente onorario del Milan, ha rilasciato un’intervista alla Gazzetta dello Sport. Qui alcune delle sue dichiarazioni.
Riavvolgiamo il nastro al 1988: il Napoli perse il comando della classifica dopo 50 giornate di dominio ininterrotto e il Milan tornò in testa dopo 9 anni. Come definirla, se non un’impresa.
È vero, fu una vera impresa. E devo dire che, pur con tutti i debiti paragoni, la partita di domenica mi riporta proprio a quegli anni. Anche questa in fondo è una sfida d’alta classifica. Quello fu un periodo straordinario per noi e per loro, ma in realtà fra Milan e Napoli sono sempre state grandi sfide. La vittoria di allora ci lanciò alla conquista dello scudetto. Di quella partita ricordo soprattutto la vigilia, molto attesa a Napoli. Maradona caricò l’ambiente e la città dicendo che non avrebbe voluto vedere nemmeno una bandiera rossonera. Ma noi arrivammo là convinti di poter fare l’impresa. Stavamo bene, sapevamo che loro non erano nelle condizioni migliori e che avremmo potuto approfittarne. Avevamo condizione fisica, entusiasmo e forza: meritammo di vincere e infatti ci fu anche l’applauso da parte del San Paolo. Un gesto di grande sportività che ci riempì di orgoglio e ci dimostrò molto rispetto Non sono cose che capitano tutti i giorni.
Ci racconti con l’occhio del difensore: che cosa significava affrontare Maradona?
Semplice: non dormivi tranquillo la sera prima. Prima di andare a letto ci pensavi e sapevi di dover fare la partita perfetta. Sapevamo anche che occorreva essere il più possibile in superiorità numerica, perché i duelli li vinceva lui. Occorreva organizzazione, pressing ed essere in due-tre a occuparsene perché trovava sempre la giocata vincente. Ma c’erano anche altri giocatori che rendevano la vita complicata. Avevano attaccanti straordinari. Careca per esempio era un giocatore incredibile. Tecnico, rapido, un super calciatore.
Ibra: un vecchio saggio come lo era lei?
No, anche di più… Lui continua a stupire a 40 anni, io ho dovuto smettere a 37 perché non ce la facevo più. Zlatan ha un altro fisico. Il suo grande merito è che riesce a continuare a trovare stimoli.