A La Stampa: «Lo sport è meraviglioso perché unisce. Non importa di dove sei, la tua religione, la tua origine. Lo sport è un bel posto in cui stare»

Su La Stampa un’intervista a Mutaz Barshim: a Tokyo ha condiviso la medaglia d’oro ex aequo con Gimbo Tamberi. Racconta che ancora gli arrivano messaggi di ringraziamento da tutto il mondo per quella scena di sport e amicizia.
«Un continuo. Dal 1° agosto, da tutte le parti del mondo mi scrivono tipo “sei di ispirazione”, “mi hai reso felice”. Sentire qualcuno da luoghi lontani che ti considera di ispirazione è meraviglioso».
A casa non espone alcuno dei suoi trofei. Spiega perché:
«Se viene a trovarmi, non vedrà nulla che le parli del mio lavoro. Sono felice e fortunato ad aver vinto così tante coppe e medaglie, ma non metto nulla in mostra. Se esponi i tuoi trofei, ti senti appagato, ti viene da dire “Oh, ho vinto così tanto!”. Forse un giorno, quando andrò in pensione, tirerò tutto fuori. Per adesso non se ne parla».
Barshim dice di amare tutti gli sport.
«Li amo praticamente tutti. Quest’anno ho iniziato a giocare a golf: mi diverte anche se sono davvero scarso. Mio fratello Meshaal è portiere della nazionale del Qatar e il calcio è lo sport numero uno. Non sono un grande tifoso: mi piace guardarlo in compagnia, perché trasmette buone vibrazioni, e ovviamente sostengo mio fratello e gli amici che giocano».
Segue anche la Formula 1. Su Hamilton e il suo impegno contro il razzismo:
«Non è un argomento facile. Non ho mai parlato con lui. Non voglio giudicarlo, perché ignoro il suo passato, ma sappiamo che lo sport è meraviglioso perché unisce. Non importa di dove sei, la tua religione, la tua origine: quando gareggiamo siamo uniti come una famiglia. Salto con persone che non conosco, che non parlano la mia lingua, eppure abbiamo rispetto. Lo sport è un bel posto in cui stare».