L’intervista al Guardian. «In Brasile si è radicata una cultura dell’odio. Trovo vergognoso che solo pochi calciatori brasiliani scelgano di parlare di altre questioni oltre al calcio»

Dal 4 dicembre 2011 Walter Junior Casagrande convive con una grande sensazione di vuoto. Dieci anni dopo la morte del suo ex compagno di squadra del Brasile e del Corinthians Sócrates, sta ancora lottando per affrontare la perdita. Ne parla al Guardian.
«Mi manca parlare con lui», dice. «Penso a lui molte volte alla settimana, soprattutto quando mi succede qualcosa di bello. È l’uomo che mi viene in mente nei momenti migliori. A volte prendo il cellulare per chiamarlo. Poi ricordo che non posso, che non c’è più. Vorrei condividere le cose con lui, solo con lui. Ci sono alcuni problemi, ad esempio, di cui posso parlare solo con lui. È triste. Non ne posso parlare agli altri, nessuno mi capirebbe come avrebbe fatto lui. Eravamo sintonizzati sulle stesse frequenze».
Sócrates era il capitano della memorabile Seleçao del 1982, ma era molto più di un calciatore. Era il leader della Democracia Corinthiana, un movimento che negli anni ’80 ha combattuto contro la dittatura militare che in Brasile ha torturato più di 20.000 persone (uccidendone 500) tra il 1964 e il 1985.
Casagrande è orgoglioso di ciò che ha fatto per il Paese e riconosce che oggi sarebbe difficile creare un movimento simile. Ritiene vergognoso, tuttavia, che pochi giocatori brasiliani scelgano di parlare di questioni oltre il calcio al giorno d’oggi. «Non posso tacere oggi», dice. «È impossibile perché sono un’altra vittima di questo terribile governo. Dopo il 2018 ho deciso di schierarmi contro Bolsonaro perché mi ha attaccato sui social. Ha postato e montato un video sui social, una fake news, provocandomi e invitando molte persone ad insultarmi. Bolsonaro è un bugiardo. È un uomo che crede di poter fare qualsiasi cosa, senza limiti. Crede che sia legittimo essere essere omofobi, razzisti e antiscientifici».
Da allora Casagrande è fermo oppositore del governo brasiliano e dei suoi sostenitori. E ogni volta che pubblica qualcosa su Internet o dice qualcosa contro il presidente, subisce un’ondata di attacchi.
«Non mi interessa se molti giocatori supportano Bolsonaro. (…) Si è radicata una cultura dell’odio».
La domanda non può mancare: cosa farebbe Sócrates se fosse vivo? Casagrande non ha dubbi. «Sarebbe in piazza a organizzare proteste contro Bolsonaro. Ne sono sicuro. Sarebbe più attivo di me perché ho dei limiti. TV Globo non mi ha mai detto niente, ma non posso fare alcune cose perché sono una voce dell’azienda. Sarebbe bello camminare di nuovo fianco a fianco con Magrão che lotta per la democrazia».
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