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Henderson (Liverpool): «La Premier non prende sul serio la salute dei giocatori, sono preoccupato»

A Bbc Sport: «Non abbiamo il rispetto che meritiamo, né qualcuno che parli per noi. Si gioca troppo, non si recupera. Da quando c’è il Covid è peggio»

Henderson (Liverpool): «La Premier non prende sul serio la salute dei giocatori, sono preoccupato»
Liverpool (Inghilterra) 15/09/2021 - Champions League / Liverpool-Milan / foto Image Sport nella foto: Jordan Henderson

Secondo il capitano del Liverpool, Jordan Henderson, la Premier League non sta prendendo in considerazione seriamente il pericolo per la salute che determinano le troppe partite ravvicinate, che penalizzano i calciatori, soprattutto in tempo di Covid. In un’intervista a BBC Sport, ha espresso la sua preoccupazione per il benessere di chi va in campo e il disinteresse delle autorità del calcio.

«Non penso che si possa capire quanto sia intenso finché non si vive in prima persona. Il calcio per noi è tutto e vogliamo essere in grado di esibirci al massimo livello ogni volta che mettiamo piede in campo. E purtroppo, in questo periodo è difficile farlo. È stato così per alcuni anni ed è stato difficile, ma poi, con il Covid è diventato ancora più difficile e anche peggio. Ovviamente vogliamo giocare, ma sono preoccupato per il benessere dei giocatori e non credo che nessuno lo prenda abbastanza sul serio, specialmente in questo periodo, da quando il Covid è qui».

I club della Premier League hanno deciso di continuare a giocare, nonostante il record di 90 tra calciatori e membri dei vari staff positivi al Covid. Sei partite delle dieci in programma nello scorso fine settimana sono state cancellate. Per Henderson, le preoccupazione di chi effettivamente scende in campo non vengono ascoltate.

«Cercheremo di parlarne tra noi e di avere una sorta di influenza. Al momento non credo che i giocatori ottengano il rispetto che meritano, non hanno qualcuno che sia in grado di parlare per loro in modo indipendente e che abbia il potere di dire che in realtà questo non è giusto per il loro benessere. Ne parliamo come giocatori perché, alla fine, ci riguarda direttamente. So che la gente dirà che veniamo pagati un sacco di soldi per scendere in campo e giocare a calcio. Lo capisco, ma il calcio è tutto per noi. E soprattutto quei giocatori che stanno giocando in competizioni internazionali ed europee riescono ad avere al massimo due o tre settimane di riposo all’anno. Non sono sicuro che sia sufficiente per recuperare fisicamente e mentalmente dalla stagione precedente. Ma ancora una volta, non c’è comunicazione con i giocatori in termini di ciò che pensano, che è davvero un grosso problema. Non sto dicendo che devono prendere decisioni su ciò che pensano i giocatori, perché tutti avranno un’opinione diversa. Penso che abbiano bisogno di essere parte di un dialogo perché, in definitiva, siamo noi quelli che scendono in campo e giocano».

 

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