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Ho capito perché il Napoli ha perso contro l’Empoli

Nessuna spiegazione mi aveva convinto. E poi, mentre stavo rileggendo il calendario per ricordare tutti i santi, mi sono imbattuto nella poesia “Il tonfo” di Fosco Maraini

Ho capito perché il Napoli ha perso contro l’Empoli
Napoli 12/12/2021 - campionato di calcio serie A / Napoli-Empoli / foto Insidefoto/Image Sport nella foto: Fabiano Parisi-Hirving Lozano

Credo di aver trovato l’unica spiegazione possibile per comprendere fino in fondo le cause della sconfitta contro l’Empoli.

E l’ho trovata dopo averla cercata in tanti commenti di esperti e non esperti, senza che nessuna delle loro opinioni mi avesse del tutto convinto.

Si, certo, i tanti, troppi infortuni dei nostri uomini migliori.

D’accordo, la stanchezza per i troppi impegni ravvicinati.

Va bene, gli arbitri che pure ci mettono del loro.

E pure il presidente che, da quattro anni, non ci compra un cazzo di terzino sinistro.

Tutte opinioni rispettabili ma nessuna in grado di comprendere appieno ciò che è successo ieri, domenica 12 Dicembre 2021, dalle ore 18.00 alle ore 19.45, all’interno dello stadio “Diego Armando Maradona” di Napoli.

Non si era mai vista una congiunzione astrale di tale potenza e tutta concentrata solo e soltanto verso una direzione univoca, prestabilita e immodificabile da parte di qualsiasi volontà umana.

Il pallone – cioè l’oggetto del contendere fra i 22 umani che, sparsi sul rettangolo verde, credevano, ingenui, stessero giocando una tranquilla partita di calcio – assumeva traiettorie che prescindevano totalmente dalla volontà di colui che lo aveva calciato e, col passare dei minuti, sembrava sempre più rispondere ai voleri di una mente superiore che stava attuando un suo imperscrutabile disegno

La conferma di tutto ciò diventava evidente come un fulmine che squarcia una muro di nuvole nere, nel momento in cui il suddetto pallone, calciato da un nostro difensore, non trovava niente di meglio da fare che inventarsi un diabolico colpo da biliardo usando come sponda la nuca di un inconsapevole, ed incolpevole, attaccante dell’Empoli che in quel momento stava, spalle alla porta, pensando solo alla doccia calda che lo avrebbe accolto tra alcuni minuti. E non si era assolutamente reso conto che il famigerato oggetto di cuoio, con una crudele quanto beffarda traiettoria, era andato, lemme lemme, ad infilarsi nella rete del Napoli.

E voi volete ancora insistere a cercare spiegazioni logiche in fenomeni che di logico non hanno nulla.

Ma io, come dicevo all’inizio, una spiegazione l’ho trovata.

E l’ho trovata imbattendomi – mentre non avevo ancora finito la lettura di tutti i mesi del calendario per rinfrescare la mia memoria su tutti i Santi che lo compongono – in una poesia che mi ha reso chiaro tutto.

Si tratta di una nota poesia di un grande ricercatore e sperimentatore linguistico, Fosco Maraini. E la poesia, che vi propongo,

Il lonfo

di Fosco Maraini

“Il lonfo non vaterca né gluisce

e molto raramente barigatta,

ma quando soffia il bego a bisce bisce

sdilenca un poco, e gnagio s’archipatta.

È frusco il lonfo! È pieno di lupigna

arrafferìa malversa e sofolenta!

Se cionfi ti sbiduglia e t’arrupigna

se lugri ti botalla e ti criventa.

Eppure il vecchio lonfo ammargelluto

che bete e zugghia e fonca nei trombazzi

fa lègica busìa, fa gisbuto;

e quasi quasi, in segno di sberdazzi

gli affarfaresti un gniffo. Ma lui zuto

t’alloppa, ti sbernecchia; e tu l’accazzi.”

 

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